La crisi in Ucraina sembra ormai giunta a un punto di non ritorno. Il riconoscimento unilaterale delle due repubbliche autoproclamate del Donbass (Donetsk e Luhansk) da parte di Mosca ha segnato uno spartiacque nei rapporti tra la Russia e il resto del mondo. Il successivo ingresso delle truppe russe nelle regioni di Donetsk e Lugansk ha ricevuto la ferma condanna di molti Paesi, alcuni dei quali hanno già provveduto a emanare le prime sanzioni anti-russe. Ma se Stati Uniti e Gran Bretagna sono per la linea dura, l'Unione Europea si divide tra chi invoca fermezza (come i Paesi Baltici) e chi chiede prudenza, soprattutto visti i lavori diplomatici fatti per evitare il conflitto.

Le mosse di Putin

Nella conferenza stampa in cui annunciava il riconoscimento dell'indipendenza di Donetsk e Luhansk, Putin ha avanzato alcune precise richieste all'Ucraina: in primo luogo, la rinuncia di Kiev a entrare nella Nato e il riconoscimento dell'annessione della Crimea alla Federazione russa. Nel suo discorso, il presidente russo ha ripreso un'espressione di Lenin definendo l'Ucraina "un artificio dell'Urss" e ha parlato di una possibile "minaccia strategica per la Russia" poiché Kiev, viste le competenze nucleari acquisite durante il periodo sovietico, potrebbe riuscire a dotarsi piuttosto facilmente di armi atomiche. Evenienza che Putin vuole evitare: gli interessi e la sicurezza della Russia, ha affermato Putin, "non sono negoziabili".

Nello stesso discorso Putin ha sostenuto, cosa non vera, che l'Ucraina sarebbe pronta ad attaccare la Russia. Di qui un'ulteriore richiesta avanzata dal Cremlino, la "demilitarizzazione" dell'Ucraina.

Nel frattempo, tuttavia, su autorizzazione del Senato russo, le truppe di Mosca sono entrate nelle regioni di Lugansk e Donetsk, ufficialmente per una missione di "peacekeeping".

E l'escalation militare potrebbe continuare, poiché il riconoscimento russo della sovranità dei separatisti si riferisce alle regioni "al momento in cui erano parte dell'Ucraina", dunque a un territorio ben più esteso rispetto a quello già occupato militarmente dai separatisti filorussi.

Dal canto suo, il presidente ucraino Volodimyr Zelensky ha dichiarato di voler difendere strenuamente l'integrità del Paese, che non ritirerà le truppe dal Donbass e che, al contrario, l'esercito ucraino sarà affiancato anche dai riservisti.

Ormai sempre meno convinto di una soluzione diplomatica della crisi, Zelensky si è poi detto favorevole all'adesione dell'Ucraina all'Ue e alla Nato aggiungendo che il destino dell'Europa si deciderà proprio sul campo ucraino.

Le prime sanzioni contro la Russia

Le reazioni al riconoscimento del Donbass da parte di Putin non si sono fatte attendere. I primi ad applicare sanzioni sono stati gli Usa e la Gran Bretagna. Rivolgendosi alla nazione, il presidente americano Joe Biden ha sottolineato che la guerra può scoppiare da un momento all'altro e "può arrivare fino a Kiev", preoccupazione condivisa sia dalla Nato che dall'Onu. Anche il premier britannico Boris Johnson ha annunciato un "primo round di sanzioni economiche", aggiungendo che Putin potrebbe essere intenzionato a invadere l'Ucraina "su vasta scala".

Da parte dell'Unione Europea, le sanzioni finora decise riguardano il blocco del gasdotto Nord Stream 2 (ordinato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz) e un pacchetto di misure che va dalle limitazioni all'accesso ai mercati Ue da parte di Mosca alle sanzioni contro le banche che abbiano finanziato le operazioni russe nel Donbass (annunciato dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen e dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel).

Le reazioni dell'Italia

Condanna unanime per le azioni di Mosca anche dalla Politica italiana. Il presidente del Consiglio Mario Draghi parla di "inaccettabile violazione della sovranità" dell'Ucraina, mentre il presidente della Camera Roberto Fico condanna l'iniziativa russa perché è contraria ai principi del diritto internazionale e ostacola la "risoluzione diplomatica del conflitto".

E il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, riferendo al Senato sulla crisi in Ucraina, afferma che esiste il "rischio concreto di un'operazione militare" da parte di Mosca.

Tra i leader di partito, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte auspica che si possa in ogni modo "scongiurare una guerra" e che l'Ue sappia "rispondere con un voce sola" alle violazioni del Cremlino. E il segretario della Lega Matteo Salvini si dichiara scettico circa l'efficacia delle sanzioni (definite come "ultima opzione") visto che "in passato non hanno funzionato".