La svolta sul caso della morte di Liliana Resinovich potrebbe essere dietro l'angolo. A distanza di quasi tre mesi dal ritrovamento del corpo della 63enne scomparsa da Trieste la mattina del 14 dicembre 2021, trapela una significativa indiscrezione. Sarebbe stato ritrovato Dna maschile sul cordino che avvolgeva la donna trovata in due sacchi neri.
Le prossime ore potrebbero essere decisive: con le moderne tecniche investigative si potrebbe arrivare a individuare il responsabile di un omicidio. Dell'importante novità si è occupata oggi, 10 marzo, La vita in diretta, trasmissione di Rai 1 condotta da Alberto Matano.
Dna maschile sul cordino accanto a Liliana
L'indiscrezione è tale che, mentre alimenta nuove domande, prospetterebbe un solo scenario plausibile: quello di un omicidio. Di chi è la traccia del Dna sul cordino che stringeva le buste di plastiche in cui era avvolta la testa di Liliana? La 63enne è stata trovata lo scorso 5 gennaio nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste. Su quel cordino, grazie alle analisi fatte nei laboratori della Scientifica nelle ultime settimane, sarebbero state individuate, oltre a tracce riconducibili alla donna, segni di Dna maschile, esigui ma presenti, che escluderebbero definitivamente l'ipotesi suicidaria, finora pure considerata dagli inquirenti. Se dovessero essere compatibili con il profilo genetico dei soggetti maschili coinvolti nella vicenda, a cominciare dal marito, Sebastiano Visentin, e dall'amico speciale, Claudio Sterpin, o di altri, il caso potrebbe essere risolto.
Oltre al cordino, ci sono altri oggetti trovati la mattina del 5 gennaio, analizzati in laboratorio: un solo guanto nero, una mascherina, biancheria intima, sacchi neri, una bottiglietta di plastica. Si attendono dai risultati degli esami tossicologici informazioni significative.
Liliana Resinovich, la cautela del procuratore capo
Dopo l'indiscrezione, si è fatto sentire il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, che dall'inizio del caso ha scelto la riservatezza assoluta. A margine di un incontro, riferendosi all’attività investigativa della Squadra Mobile, ha detto di essere "fiducioso" perché qualche passo in avanti è stato fatto.
Da parte degli investigatori, resta la scelta strategica del silenzio: parleranno solo quando la soluzione del giallo sarà certa. Sul caso Resinovich, De Nicolo ha detto che tutti parlano, tranne la Procura. "Il vero investigatore è la Squadra Mobile: dotata di veri investigatori, deve lavorare con pazienza senza far trapelare nulla di quello che sta facendo. Molti altri fanno rumore noi no", le parole del procuratore.
Liliana, ancora tanti misteri sulla sua morte
Sono ancora tanti i misteri del caso. Come avrebbe fatto Liliana ad arrivare fino al boschetto dell'ospedale psichiatrico? Ci è arrivata viva, o vi è stata trasportata morta? La persona con la quale aveva un appuntamento quella mattina e di cui si fidava le ha teso una trappola?
E poi: il corpo è stato trascinato o portato in braccio? Nicodemo Gentile, legale del fratello Sergio, chiede che amici e conoscenti siano ascoltati in Procura.
Di certo, l'autopsia psicologica voluta dai legali della famiglia Resinovic, al lavoro per ricostruire ogni dettaglio della vita di Lilly fino al giorno della scomparsa, attraverso video, foto, messaggi, finora non avrebbe trovato elementi riconducibili a un quadro suicidario. Riservata, Liliana era sempre disponibile con tutti e generosa. Da poco in pensione, amava la vita e aveva progetti da realizzare come ha detto il fratello, ricordando anche che prima della scomparsa era andata dal parrucchiere.
Dai video in cui la riprendeva Sebastiano, l'indagine psicologica ha rintracciato una una donna che sembrava non felice nella relazione coniugale, a tratti stanca o rassegnata.
Anche il fratello ha colto lo stato d'animo cupo della sorella. "Lui era troppo autoritario, e mia sorella per quieto vivere stava sempre zitta", ha detto Sergio. La remissività di Liliana è stata confermata dagli amici Laura e Pino: intervistati, hanno raccontato di quando Seba le chiese davanti a loro di allacciargli le scarpe. Lei lo fece spiegando all'amica Laura di non volerlo contraddire. Perché mai Liliana avrebbe avuto paura del marito? Cosa sarebbe successo? Il movente del delitto poi, sarebbe passionale o economico? In ballo ci sarebbe stato il 'tesoretto' di 50 mila euro messo da parte da Liliana, e un appartamento che forse voleva acquistare. "Dentro di lei c'è stata qualcosa che l'ha fatta impazzire", ha detto il marito Sebastiano in una delle tante interviste.
E poi, rivolto al presunto rivale Claudio: "Cosa sei venuto a fare nella nostra vita? Sei venuto a distruggere una famiglia? Ascolta non avrò pietà di te: se Lilly si è suicidata é moralmente colpa tua".