"Tutti parlano, tranne noi che abbiamo scelto la via del silenzio". Così, il Procuratore Capo di Trieste Antonio De Nicolo, a margine di un incontro, ha commentato gli sviluppi dell'attività investigativa relativa alla morte di Liliana Resinovich, ex dipendente 63enne della Regione Friuli Venezia Giulia. Nel frattempo, però, sebbene non confermate, iniziano a trapelare le prime indiscrezioni sugli esiti degli accertamenti scientifici eseguiti nel corso delle ultime settimane. La scientifica, infatti, avrebbe rinvenuto del Dna maschile sul cordino che stringeva le buste di nylon chiuse intorno al capo della donna.

La notizia è stata anticipata dalla trasmissione Rai "La vita in diretta" che, in questi mesi, ha seguito con attenzione il caso di Cronaca Nera.

Le indagini sulla morte di Liliana Resinovich continuano in silenzio

Nella giornata di ieri, giovedì 10 marzo, il Procuratore Capo di Trieste Antonio De Nicolo, parlando dell'attività investigativa della Squadra Mobile con la stampa ha affermato: "Sono fiducioso sugli esiti delle indagini relative alla morte di Liliana Resinovich in quanto le forze in campo stanno facendo tutto quello che si può fare".

Poi, precisando di essere quotidianamente in contatto con gli investigatori, ha aggiunto: "So che ci sono dei piccoli progressi, che ci permettono di capire tante cose, tuttavia - ha proseguito - fino a quando il quadro non ci sarà chiaro abbiamo scelto di auto-consegnarci al silenzio".

Il Procuratore Capo, sottolineando che sul caso di Liliana Resinovich parlano tutti tranne gli inquirenti, ha ricordato che la Squadra Mobile, dotata di investigatori veri, è l'unico investigatore e, per svolgere nel migliore dei modi l'attività di indagine deve lavorare con pazienza e riserbo, cercando di non far trapelare nulla.

"Molti altri - ha concluso - fanno rumore, noi no".

Possibile svolta nel caso di Liliana Resinovich

Liliana Resinovich, scomparsa dalla sua casa di Trieste martedì 14 dicembre, è stata rinvenuta senza vita il 5 gennaio scorso, in un'area boschiva nei pressi dell'ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste. Nonostante sulla testa avesse due buste di nylon, la procura friulana si è sempre mossa con estrema prudenza e ha continuato ad indagare, almeno formalmente, per sequestro di persona.

Il fascicolo aperto subito dopo la sparizione della donna è, infatti, tutt'ora, a carico di ignoti.

Tuttavia, da alcune indiscrezioni trapelate nelle ultime ore, il caso potrebbe essere ad una svolta. Sul cordino delle buste che avvolgevano Liliana Resinovich sarebbe stato isolato del Dna maschile. Non si esclude, come ipotizzato da Fanpage.it, che le tracce possano portare alla scoperta del profilo genetico dell'assassino.