Liliana Resinovich cercava informazioni online su come divorziare: avrebbe voluto farlo in tempi brevi. Le ultime indiscrezioni dalla Procura di Trieste raccontano una realtà familiare ben diversa dai quadretti idilliaci tracciati dal marito della donna, il 72enne Sebastiano Visintin. Gli accertamenti sui telefoni della 63enne, scomparsa a Trieste il 14 dicembre e trovata senza vita il 5 gennaio nel parco dell'ex ospedale psichiatrico cittadino, racconterebbero di una vicenda matrimoniale al capolinea.

Liliana, ricerche rivelatrici

Sembrerebbe che Liliana avesse fretta di voltare definitivamente pagina, chiudere un capitolo della sua vita diventato insostenibile.

Le ricerche fatte dall'ex dipendente della Regione Friuli dai suoi cellulari, non lascerebbero spazio a incertezze interpretative. Consultava la Rete per sapere principalmente "come divorziare senza avvocato" e "quanto tempo per ottenere un divorzio". Avrebbe anche interrogato siti immobiliari e motori di ricerca per trovare un "appartamento a Trieste, di piccole dimensioni, tra i 40 e i 60 metri quadrati", dove forse collocare un quasi ex coniuge. Dai dispositivi in uso a Liliana, emerge, inoltre, una totale asimmetria tra i contatti tra lei e il marito e quelli con il cosiddetto 'amico speciale': 500 chiamate con Sebastiano Visintin, contro le 1100 con Claudio Sterpin.

Le innumerevoli dichiarazioni fatte dall'83enne ex maratoneta Sterpin, l'ultimo a sentirla a telefono viva e il primo ad allarmarsi, troverebbero ora i riscontri che mancavano, a dispetto di chi, a cominciare proprio dal 'rivale' in amore, ha puntato il dito contro di lui accusandolo di racconti inventati.

Il giorno della scomparsa, la 63enne era attesa come ogni martedì alle 10 da Sterpin per stirargli delle camicie. Gli comunicò che avrebbe tardato per una commissione presso un negozio di telefonia dove però non arrivò mai. "Durante le vacanze mi chiamava di continuo. Quando è andata col marito in Grecia mi ha telefonato ogni giorno", ha spiegato l'uomo. "Lo dico da 5 mesi che non andavano d'accordo, ho riferito tutto in Questura", ha anche detto Claudio. "Torna a casa amore ti aspetto", aveva scritto tre giorni dopo la scomparsa in un post su Facebook Sebastiano, lasciando pensare a un allontanamento volontario di Liliana Resinovich. Le novità sul caso azzererebbero l'ipotesi, sempre respinta dai familiari ma anche da Sterpin, di un gesto volontario.

"Non è suicidio, è un omicidio trovate l'assassino", ha detto l'83enne.

Liliana, Sterpin esclude un terzo uomo

L'amico speciale ha sempre detto la sua e lo ha fatto anche stavolta, apprese le ultime novità. Per l'83enne, il giorno della scomparsa Liliana avrebbe avuto con sé borsa, cellulare e documenti. L'assassino li avrebbe riportati a casa usando un mazzo di chiavi di Lillly mai ritrovato. Sterpin esclude il coinvolgimento nella vicenda di un terzo uomo, uno spasimante respinto: se così fosse stato, lei gliene avrebbe parlato. "Non ha mai parlato di una persona in particolare. Liliana voleva lasciare il marito per pianificare finalmente il nostro futuro insieme".

"Noi eravamo sempre felici, in qualsiasi situazione", la replica di Visentin a distanza.

In uno dei due dispositivi, Liliana aveva l'app del contapassi che registra movimenti e passi fatti: la mattina della scomparsa, alle 8:30, l'app contò 11 passi, 7 metri in totale: un altro mistero da risolvere nel groviglio di un giallo senza precedenti.

Liliana Resimovich, indignato il procuratore capo

Dall'inizio del caso, la Procura ha imposto il silenzio conducendo le indagini in sordina, al punto da aver dato più volte l'impressione che l'inchiesta, rimasta senza indagati, potesse essersi arenata. La nuova fuga di notizie indigna il procuratore capo Antonio De Nicolo. Come già accaduto in precedenza, è stato il programma Quarto Grado nella puntata di venerdì scorso a riferire i dettagli sulla perizia disposta sui due telefoni cellulari di Liliana Resinovich.

Dati che la Procura non conferma.

"Siccome si tratta di attività segreta, sono semplicemente indignato con chi continua a divulgare queste cose. Non con i giornalisti, sia chiaro, che continuano a fare il loro lavoro. Sono indignato con chi evidentemente, invece di tenere la bocca chiusa, come il buon senso e il rispetto verso la Resinovich imporrebbe, continua a blaterare scemenze. Io non posso unirmi al coro dei blateranti: non confermo nulla", si legge nella dichiarazione del procuratore riportata dal quotidiano triestino Il Piccolo. Il senso di indignazione scaturisce per De Nicolo dal fatto che non venga rispettata la segretezza delle indagini, a tutela del diritto di arrivare a una ragionevole verità. Interesserebbe, invece, a qualcuno cercare pubblicità.