In Messico non si ferma la strage dei professionisti dell'informazione. La settimana scorsa era toccato a Luis Enrique Ramìrez Ramos, nelle scorse ore a Yellenia Mollinedo Falconi e alla sua cameramen Johana Garcìa. Yellenia era la direttrice del giornale El Veraz e Johana era una sua stretta collaboratrice. Le due, intorno alle 15:00, sono state colpite da colpi di arma da fuoco mentre si trovavano in macchina, in un parcheggio adiacente ad un negozio a Veracruz, più precisamente a Cosoleacaque. Le forze di polizia sono state schierate nella zona per identificare ed arrestare i responsabili del duplice omicidio, ma al momento non sembra siano stati prodotti risultati di rilievo.

L'appello dal mondo del giornalismo

Dall'inizio del 2022 il totale dei giornalisti uccisi sale ad undici, un numero impressionante. Secondo l'associazione Reporter Senza Frontiere il Messico si posizionerebbe al centoventisettesimo posto su 180 nella classifica delle nazioni per libertà di stampa. Sempre secondo il report, il Messico, come lo scorso anno, continua ad essere uno dei paesi più pericolosi per i giornalisti. "Il Presidente Lòpez Obrador, in carica dal 2018, non ha ancora intrapreso le riforme necessarie per fermare la spirale di violenza contro la stampa", sosterrebbe sempre Reporter Senza Frontiere. A rilasciare dichiarazioni è stata anche la giornalista Claudia Martìnez che ha riferito a El Tiempo: "La situazione è terribile nello Stato, abbiamo un serio problema di insicurezza ed il Governo non fa nulla [...] Non possiamo fare il nostro lavoro senza essere ammazzati".

Non a caso, anche la giornalista Martìnez, che ha rilasciato queste dichiarazioni, è sotto il programma di protezione.

L'allarme è andato anche al di fuori dei confini del Messico. Gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno pubblicamente chiesto al governo messicano di apportare azioni concrete per garantire una libertà di stampa.

Il quadro di reporter senza frontiere sulla sicurezza della Stampa in Messico

Secondo Reporter Senza Frontiere, il Messico è un paese estremamente pericoloso in cui esercitare l'attività giornalistica. Ad influenzare fortemente la libertà di stampa sarebbe, oltre alla criminalità ed alla corruzione diffusa, anche il contesto politico.

Secondo RSF il Governo Obrador avrebbe adottato una linea dura e delegittimante contro la Stampa nazionale, accusandola di essere di parte e di favorire l'agenda dell'opposizione. Seppur la libertà di stampa sia garantita dalla Costituzione e dalle leggi nazionali, questa viene spesso minata dalle minacce e dalle violenze perpetrate contro i professionisti del settore. Parlando di violenza, non si può non fare riferimento alla criminalità organizzata che, ormai da decenni, imperversa in tutto il territorio nazionale e continentale. I cartelli della droga messicani sono dediti alla vendita di stupefacenti, soprattutto cocaina (poche settimane fa è stato sequestrato un narco-sommergibile). Queste organizzazioni, estremamente violente, sarebbero secondo RSF i principali responsabili - assieme ai funzionari statali corrotti - il pericolo numero uno dei giornalisti in Messico