Continuano le indagini sulla strage di Samarate (Varese). In attesa dell'interrogatorio di Alessandro Maja, gli inquirenti stanno vagliando possibili moventi che possano aver spinto l'architetto 56enne a uccidere, nella notte di mercoledì 4 maggio, la moglie Stefania Pivetta, sua coetanea, e la figlia 16enne Giulia, e a ridurre in fin di vita il primogenito Nicolò, 23 anni. L'uomo, dal reparto di psichiatria dell'ospedale San Gerardo di Monza, dove è piantonato, ha dichiarato al suo legale, l'avvocato Enrico Molini: "Non mi capacito di come sia potuta succedere una cosa del genere, non doveva accadere".

Alessandro Maja sarebbe stato ossessionato dai soldi

Nelle scorse ore avrebbe perso quota l'ipotesi che a scatenare la furia omicida di Alessandro Maja possa essere stata un'eventuale separazione. Gli inquirenti che si stanno occupando del caso di Cronaca Nera, pur non abbandonando alcuna pista, non escludono che l'affermato architetto-imprenditore residente a Samarate, ma con studio a Milano, possa essere stato animato da un movente economico. Il 56enne, da quanto è emerso, sarebbe stato ossessionato dai soldi e spaventato dalla possibilità di perdere tutto e diventare povero. "Finiremo in disgrazia", sarebbe stato solito ripetere chiedendo a moglie e figli di prestare più attenzioni alle spese.

Tuttavia, almeno dai primi controlli effettuati sui conti ufficiali delle attività, non sarebbero stati riscontrati bilanci in crisi o situazioni societarie ed economiche particolarmente preoccupanti. Nonostante ciò, gli investigatori ancora non possono escludere che Maja possa aver effettuato delle operazioni finanziarie poco chiare, investendo dei soldi forse in nero o chiedendo prestiti a persone poco raccomandabili.

Alessandro Maja sarà presto ascoltato

Alessandro Maja ancora non è stato ascoltato dagli investigatori e, quindi, non ha avuto modo di spiegare cosa sia successo, davvero, nella notte tra martedì 3 e mercoledì 4 maggio quando si è scagliato, con cacciavite, martello e trapano, contro i suoi familiari.

L'architetto, specializzato nella ristrutturazione di locali, è ancora ricoverato nel reparto di psichiatria e, se le sue condizioni di salute lo consentiranno, sarà interrogato la prossima settimana.

Venerdì 6 maggio, infatti, dopo essere stato dimesso dall'ospedale di Busto Arsizio - dove era stato portato in seguito a un tentativo di togliersi la vita - era stato accompagnato al San Gerardo. Maja in questi giorni è stato sedato, ma durante i colloqui con il suo avvocato si sarebbe detto pronto a spiegare ogni cosa. "Non mi capacito - avrebbe asserito - di come possa essere accaduta una cosa del genere, non doveva succedere".

Risposte utili alla ricostruzione del duplice delitto potrebbero arrivare anche da Nicolò. Il ragazzo è ancora ricoverato in terapia intensiva all'ospedale di Varese. Sebbene il 23enne risponda agli stimoli, potrebbe aver riportato dei danni neurologici.