La giovane abusata nell'ottobre 2020 dall'imprenditore Alberto Genovese è invalida al 40% e ha riportato conseguenze fisiche e psicologiche gravi. La ragazza, come ha spiegato nel corso dell'udienza di ieri, mercoledì 1° giugno, il suo legale Luigi Liguori, non potrà più fare il lavoro che faceva prima, ossia la modella. Il Gup Chiara Valori - che si sta occupando del caso di cronaca nera - ha ammesso la richiesta dell'imprenditore a essere processato con rito abbreviato, con beneficio dello sconto di un terzo sulla pena.

L'udienza del processo contro Alberto Genovese

L'imprenditore Alberto Genovese è stato arrestato il 7 novembre del 2020 per aver sequestrato, stordito con un mix di droghe e abusato, per 20 ore di seguito, nell'ottobre dello stesso anno, una ragazza di 18 anni nel suo attico Terrazza Sentimento, nel cuore di Milano e a due passi dal Duomo. Nello stesso periodo un'altra ragazza, all'epoca ventenne, lo ha accusato di aver abusato di lei durante una vacanza nella sua villa di Ibiza, nel luglio precedente.

La ragazza più giovane, stando a quanto riferito durante l'ultima udienza dal legale che la rappresenta come parte civile Luigi Liguori, sarebbe, all'età di 20 anni, affetta da un'invalidità permanente del 40%.

"Ha problemi psicologici e fisici e - ha precisato - non può più fare fare la modella, il lavoro che faceva fino all'autunno del 2020". Dopo gli abusi subiti da Genovese, la giovane avrebbe infatti dovuto rinunciare a diversi contratti che, per via delle sue condizioni, non poteva più adempiere. I danni subiti dalla vittima sono stati calcolati per una cifra di circa un milione e mezzo di euro.

I difensori di Alberto Genovese puntano al vizio di mente

Nello scorso mese di aprile, Alberto Genovese di fronte al giudice aveva offerto alla modella appena maggiorenne 130mila euro come risarcimento. Alla ragazza abusata in Spagna, invece, aveva proposto 25mila euro. Entrambe le cifre sono state rifiutate dalle parti civili.

Il fondatore di start-up ha sempre sostenuto di aver avuto rapporti consenzienti. Tuttavia, ha anche ammesso di essere schiavo della droga. I suoi legali, gli avvocati Davide Ferrari e Luigi Isolabella, da quanto si apprende, punterebbero al riconoscimento del vizio di mente causato da un abuso di droghe. Come testimoniato da diverse relazioni mediche e da una consulenza di 36 pagine firmata dai professori Pietrini e Sartori l'imprenditore, al momento dei fatti, avrebbe avuto una capacità di intendere e di volere grandemente scemata. L'alterazione cognitiva dovuta all'abuso di sostanze stupefacenti gli avrebbe impedito di discernere in maniera piena i confini tra il consenso iniziale della vittima che subì abusi nell'attico milanese ed "il successivo venire meno del consenso". Per questo, non avrebbe saputo comprendere il momento opportuno di fermarsi.