Arrivano dei risvolti giudiziari dopo l'omicidio di Massimo Canfora, l’operatore ecologico di Letojanni (Me), trovato privo di vita e in una pozza di sangue il 18 agosto: nelle scorse ore è stato fermato un ragazzo di 18 anni. L'avvocato del giovane ha riferito che il suo assistito si dice estraneo ai fatti.

Omicidio dell’operatore ecologico di Letojanni: fermato un 18enne

L’episodio si è consumato il 18 agosto: intorno alle ore 8 sono intervenuti i Carabinieri dopo la segnalazione da parte di un vicino di casa della vittima. Appurato il delitto e viste le numerose coltellate riscontrate sul corpo del 56enne, i Carabinieri coadiuvati dai Ris di Messina hanno condotto con velocità le indagini.

Dopo gli interrogatori di alcuni testimoni e la visione accurata dei filmati delle telecamere di sorveglianza di alcune strutture ricettive nei pressi dell’abitazione della vittima, i militari dell’Arma hanno fermato un 18enne (F.B.), così come disposto dalla Procura.

Il giovane fermato, secondo i racconti dei testimoni, si trovava vicino all’appartamento della vittima e si è allontanato in tutta fretta, poco prima che arrivassero i soccorsi oltre che i militari dell’Arma.

Il fermo per omicidio e la perquisizione dell’appartamento dell’indiziato

Nelle ore successive al delitto gli inquirenti sono risaliti all'identità del ragazzo, raggiungendolo a casa a Letojanni. Il diciottenne, con una evidente ferita sanguinante alla mano, provocata quasi sicuramente da un’arma da taglio, non ha opposto resistenza al fermo.

I carabinieri hanno accuratamente perquisito la sua abitazione, ritrovando alcuni indumenti intrisi di sangue, che sono stati sequestrati per fare le dovute analisi di laboratorio sul Dna. A questo si aggiungono le immagini delle videocamere di sorveglianza.

Mettendo a confronto le riprese video con gli indumenti ritrovati nell’appartamento dell’indiziato il reparto dei Ris di Messina ha stabilito il suo coinvolgimento.

Indizi sul coinvolgimento del diciottenne nel delitto: il racconto dei Carabinieri

Secondo quanto raccontato dai Carabinieri, nonostante l’indiziato appena ritornato a casa si fosse subito cambiato, sono state ritrovate sui suoi vestiti sporchi molte tracce ematiche: questo ha permesso di associare il giovane fermato al delitto dell’operatore ecologico.

Gli inquirenti non escludono neanche il movente passionale. L’arma del delitto utilizzata è stato un coltello da cucina con una lama lunga 10 cm, ritrovata accanto alla salma insanguinata di Massimo Canfora.

Il giovane è stato interrogato dal pm in presenza del proprio avvocato di fiducia e fornendo la propria versione dei fatti. "Il mio assistito - dichiara il legale - si è dichiarato estraneo ai fatti e ha detto di non conoscere l'uomo che è stato trovato morto, escludendo anche qualsiasi rapporto di qualsiasi tipo anche sessuale con la vittima".