Una coincidenza lega l'omicidio di Carmela Fabozzi, 73 anni, alla strage di Erba del 2006.
Sergio Domenichini, volontario 66enne ora accusato di aver ucciso, il 22 luglio scorso, la pensionata nella sua casa di Malnate (Varese), infatti nel 2008 testimoniò, di fronte alla Corte di Assise di Como, a favore dei coniugi Romano. "Olindo - riferì - mi ha sempre detto di essere innocente".
Domenichini, ex guardia giurata con alle spalle diverse denunce per truffa e reati contro il patrimonio, finora è rimasto in silenzio. Lunedì 22 agosto, da quanto si apprende, dovrebbe essere interrogato sul delitto Fabozzi.
L'arrestato al processo sulla strage di Erba
Nel 2008, mentre stava scontando una pena detentiva nel carcere di Como per questioni di droga, Sergio Domenichini, conobbe Olindo Romano, condannato poi all'ergastolo insieme alla moglie Rosa Bazzi per la cosiddetta "strage di Erba", una delle più discusse pagine di Cronaca Nera degli ultimi 20 anni. La coppia, almeno secondo la ricostruzione giudiziaria, l'11 dicembre del 2006, uccise Raffaella Castagna, il figlioletto di due anni Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e anche la vicina di casa Valeria Cherubini. Inoltre, ferì gravemente il marito di quest'ultima, Mario Frigerio.
L'ex guardia giurata, chiamata a deporre durante il processo, in aula dichiarò: "Ero nella cella di fronte a quella di Olindo, ma non ha mai fatto cenno a quello di cui era accusato, lo seppi in seguito dai giornali.
Mi disse, però, di essere innocente e sosteneva di non aver fatto niente".
Qualche mese più tardi, Domenichini, tornò a parlare di Olindo e, in un'intervista al quotidiano "La Prealpina", lo descrisse come una persona gentile e "un buon vicino di casa". Poi, puntualizzando di aver chiuso con una vita fatta di espedienti e microcriminalità, ammise che era molto difficile ricominciare da "persona onesta".
Domenichini continua a rimanere in silenzio
Sergio Domenichini, finora, non ha ammesso le proprie responsabilità e, in attesa dell'interrogatorio di convalida del fermo, continua a rimanere in silenzio nella sua cella. Secondo gli inquirenti sarebbe stato lui a uccidere, lo scorso 22 luglio, Carmela Fabozzi. Da quanto ricostruito, i due si erano conosciuti poco tempo prima, nella locale sede dell'associazione Anteas, dove il 66enne, da alcuni anni, prestava servizio come volontario.
L'uomo, anch'egli residente a Malnate, avrebbe raggiunto la pensionata nella sua casa di corte e - forse al culmine di un litigio legato a motivazioni economiche - l'avrebbe colpita con un pesante vaso di fiori in vetro, su cui gli uomini del Ris di Parma, hanno trovato le sue impronte.
Poi, avrebbe preso i due cellulari di Carmela e, dopo aver lavato la sua auto, sarebbe partito per Lignano Sabbiadoro con la compagna (ignara di tutto). La sua vacanza è finita il 17 agosto, poche ore prima del suo arresto, quando è rientrato a Varese senza neppure pagare l'albergo in cui aveva soggiornato.