C'è un fermo per l'omicidio dell'insegnante di sostegno 64enne Marcello Toscano. Il delitto è avvenuto martedì 27 settembre all'interno della scuola media Marino Guarano di Melito, Napoli, dove Toscano lavorava. Dopo un lungo interrogatorio, nella notte è stato fermato il 54enne Giuseppe Porcelli, collaboratore scolastico presso lo stesso istituto.

Insegnante ucciso, la scoperta del corpo e il fermo

Non ha confessato, ma le prove contro di lui sarebbero schiaccianti. Tracce ematiche e telecamere di videosorveglianza della scuola e di esercizi commerciali limitrofi, avrebbero restituito l'identikit del presunto colpevole.

Gli inquirenti ritengono di aver risolto in tempi record il caso che ha sconvolto la cittadina di Melito. Le indagini condotte dai carabinieri, su delega della Procura di Napoli Nord diretta da Maria Antonietta Troncone, hanno portato al fermo di Giuseppe Porcelli. L'accusa nei suoi confronti è di omicidio volontario.

A scoprire il corpo senza vita dell'insegnante di sostegno nel cortile della scuola dietro a un cespuglio, erano stati nella tarda serata di martedì i carabinieri dopo che i parenti di Toscano ne avevano denunciato la scomparsa. La moglie e i due figli erano preoccupati: non avevano più notizie di lui dalla mattina quando aveva preso servizio a scuola. Alle 19:30, i figli erano andati in caserma, segnalando agli inquirenti di aver visto l'auto del padre parcheggiata fuori dall'istituto scolastico di Melito.

Quasi certamente, il docente è stato colpito all'addome con più fendenti ma lo stabilirà l'autopsia. Oggi c'è stato un nuovo sopralluogo dei militari a scuola: si cerca ancora l'arma del delitto, un coltello o forse un taglierino, e il cellulare del professore.

Intanto Porcelli è stato trasferito nel carcere di Poggioreale in attesa dell'udienza di convalida del fermo.

Il delitto sarebbe avvenuto intorno alle 12:30. L'indiziato avrebbe ucciso il professore durante una pausa tra una lezione e l'altra. In un primo momento, il fermato era stato ascoltato dagli inquirenti insieme ai docenti e ad altri collaboratori dell'istituto, oltre che ai familiari, sentiti per appurare se il docente avesse ricevuto minacce.

Tutte le attenzioni si sono concentrate sul fermato dopo il ritrovamento di tracce ematiche oltre che sui suoi vestiti, anche sulle scale che portano al magazzino dell'ex custode che si trova a poca distanza dal luogo del ritrovamento del corpo del professore.

Gli investigatori hanno verificato ogni pista possibile: quella di una ritorsione per note sul registro a carico di alunni, è stata presto esclusa. Resta ancora da chiarire il movente: forse un provvedimento disciplinare nei confronti del bidello. Oppure dissidi tra la vittima e il fermato per questioni economiche: il professore avrebbe prestato soldi all'indiziato e il delitto potrebbe essere stato premeditato.

Insegnante ucciso, il dolore dei colleghi

Incredulità e sgomento emergono dalle testimonianze dei colleghi. "Ci ho lavorato insieme per 20 anni, non riusciamo a darci una spiegazione, era una persona solare e un ottimo insegnante, è diventato pericoloso vivere in questo Paese", le parole di Luigi Gisonni. "Un collega amabile, affettuoso, pensavamo a un malore. Siamo stati nelle classi assieme", dice un collega in pensione. Toscano era stimato e apprezzato anche per incarichi politici nel territorio.

"Siamo indignati e sconvolti. Marcello era un uomo generoso, un docente amato, un padre presente, un marito attento - il commento della dirigente scolastica Marina Riccio - Ogni giorno ci battiamo per arginare la violenza e ci impegniamo nel portare avanti la cultura della legalità e del rispetto".

Il cugino: 'Un delitto di violenza inaudita"

"Vogliamo sapere la verità, tutta la verità fino in fondo", il commento di Giovanni Toscano, fratello della vittima. "Mai visto nulla di più efferato, un professore ucciso nel cortile di una scuola della Repubblica italiana", le parole di Marcello Curzio, giornalista e cugino del professore. Toscano lavorava alla Marino Guarano di Melito da oltre 25 anni e non aveva mai avuto scontri con nessuno. Come insegnante di sostegno si batteva per l'inclusione degli alunni con disabilità e dei più deboli.

"Mio cugino era andato a scuola a insegnare, una scuola che dovrebbe essere una palestra di legalità. Quello che è successo è un fortissimo campanello d'allarme sulla situazione a Nord di Napoli", la denuncia di Curzio. Nei mesi scorsi, lo stesso istituto è stato teatro di fatti di cronaca. Prima una 11enne aggredita in bagno da alcune compagne, poi un 13enne accoltellato da un compagno di classe.