Vladimir Putin apre a un incontro con il presidente americano Joe Biden. Il numero uno del Cremlino fa sapere di essere disposto a parlare con il leader USA al G20 in programma a novembre a Bali (Indonesia). Attraverso una dichiarazione di Sergej Lavrov, ministro degli esteri russo, Mosca propone di affrontare la questione nella riunione con gli altri stati del mondo. "Dipende da cosa vuole discutere. Non ho intenzione di negoziare, e nessuno è pronto a farlo, con la Russia sull'Ucraina, sul mantenimento di parte dell'Ucraina", ha risposto Joe Biden in un'intervista rilasciata alla CNN in queste ore.
Ieri 11 ottobre si è svolta una riunione straordinaria del G7, voluta dal presidente ucraino Zelensky, da cui è emerso l'incondizionato sostegno all'Ucraina, solamente due giorni dopo i recenti attacchi missilistici russi alle principali città ucraine.
Il leader della Casa Bianca ha ribadito sostegno incondizionato all'Ucraina, all'indomani dei pesanti attacchi. Joe Biden ha comunicato telefonicamente con Volodymyr Zelensky sottolineando come l'America si impegni a "continuare a fornire all'Ucraina il supporto necessario per difendersi, compresi sistemi avanzati di difesa aerea". Dello stesso avviso sono anche il presidente francese Emmanuel Macron e il Segretario generale della NATO Jens Stoltemberg.
Gli sviluppi degli ultimi giorni
Nella mattina di sabato 8 ottobre una forte esplosione si è registrata nell'unico ponte che collega Russia e Crimea, punto fortemente strategico per l'esercito di Mosca. Costruito sullo Sretto di Kerc' e inaugurato il 15 maggio del 2018 e stato definito una delle più imponenti infrastrutture di collegamento in Europa, oltre a simboleggiare l'unione salda tra la Russia e il territorio della Crimea.
Attraverso il ponte e poi passando per la Crimea si arriva infatti direttamente nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, due delle zone in cui l'esercito russo ha ottenuto i maggiori successi al momento.
Stando alle fonti dell'Unità russa di anti-terrorisimo, l'esplosione sarebbe stata causata da una sorta di camion-bomba, che ha causato almeno tre morti.
Domenica sera, il presidente Vladimir Putin ha parlato al Consiglio Nazionale di Sicurezza definendo quanto avvenuto "Un atto di terrorismo, organizzato per distruggere un’infrastruttura civile essenziale per la Russia" e minacciando ovviamente rappresaglie. L'Ucraina non ha rivendicato l'attacco, ma diversi alti funzionari del governo presieduto da Volodymyr Zelensky hanno rilasciato sottintese dichiarazioni come: "C'è solo uno stato terrorista e il mondo intero sa quale sia".
La risposta della Russia agli eventi di Karc' non si è fatta attendere. Nella notte tra domenica e lunedì forti esplosioni hanno colpito la città di Zaporizhzhia, nel sud dell'Ucraina, protrattisi fino alla mattina, facendo registrare almeno 14 morti.
Lunedì mattina invece (ore 7:30 locali) è stata la volta di Kiev. La capitale ucraina non veniva bombardata ormai da giugno. Decine di missili si sono abbattuti sul principale centro del paese, colpendo anche obiettivi civili e zone residenziali del centro città. Un corrispondente di BBC News era in diretta da Kiev mentre è avvenuto il bombardamento: nel video si sentono il rumore di avvicinamento dei missili e in seguito almeno un’esplosione, prima dell’interruzione del collegamento.
Kiev non è la sola città colpita. Diverse esplosioni e danni si registrano a Ivano-Frakivsk, Dnipro, Odessa, e Leopoli. In particolare, nell'importante centro nell'ovest dell'Ucraina imperversa la crisi energetica: gli amministratori locali hanno chiesto alla popolazione di usare meno elettricità possibile, i tram non circolano e non c’è acqua calda.
Secondo le stime del governo, si tratta di uno degli attacchi più gravi dall'inizio della guerra. Il presidente Zelensky accusa duramente la Russia, lanciando un messaggio chiaro ai governi occidentali: "Vogliono panico e caos. Vogliono distruggere il nostro sistema energetico. Vogliono spazzarci via dalla faccia della terra".