L’ingegnere di Alessandria che ha ucciso la moglie, il figlio e la suocera e si è tolto la vita lo scorso 27 settembre aveva da poco ricevuto una serie di cartelle esattoriali per diverse decine di migliaia di euro. In particolare, il 66enne aveva un debito col fisco per più di 50mila euro, a causa delle vecchie cartelle da 30mila euro mai pagate e per questo cresciute nel tempo, a quanto pare dovute al mancato versamento dell’Iva.

L’uomo aveva lasciato un messaggio in cui spiegava il suo gesto: “Sono rovinato, non c’è via di scampo. La colpa è soltanto mia”.

Quindi fin da subito è stato chiaro che il movente della strage era legato ai problemi economici dell'omicida, che lo hanno portato a uccidere in casa la moglie 55enne e il figlio di 17 anni, per poi andare all’istituto in cui viveva da tempo l’anziana suocera, accompagnarla in giardino, ammazzare anche lei e, infine, togliersi la vita. Ora gli inquirenti hanno scoperto che i problemi economici alla base di questo episodio di cronaca nera sono in gran parte dovuti alle pendenze col fisco dell’ingegnere.

Il movente della strage sarebbe il debito col fisco per le cartelle non pagate

La chiave della catena di delitti, compiuti in pochi minuti, è quindi in quel bigliettino lasciato dall’autore della strage sul tavolo della cucina, prima di portare a termine il suo intento omicida e di togliersi la vita.

Le indagini sui conti correnti e sulla società posseduta dall’ingegnere hanno confermato questa pista sul movente di una strage che ha profondamente colpito l’intera comunità di Alessandria. Quelle cartelle non pagate erano alla base di un cospicuo debito, che il 66enne era sicuro di non poter saldare. Questa situazione aveva aggravato lo stato depressivo dell’uomo, che era proprietario di un’azienda specializzata nella progettazione dei siti web e nella consulenza informatica.

Nonostante versasse in cattive acque, l’ingegnere aveva taciuto a tutti dei suoi timori. Anzi, sembra che avesse provato a minimizzare i suoi problemi economici: per esempio aveva raccontato al fratello minore delle vecchie cartelle per 30mila euro dovute all’Iva mai versata, ma aveva anche aggiunto – mentendo – di essersi accordato con l’Agenzia delle Entrate per ottenere una rateizzazione del debito, che stava regolarmente saldando.

La testimonianza del fratello

Il fratello dell’autore della strage ha spiegato come l’ingegnere gli avesse ripetuto più volte di non avere nessun problema economico. Non si era allarmato nemmeno quando il 66enne gli ha chiesto nell’agosto scorso un prestito di 2mila euro, sia per la modesta entità della cifra, sia perché per un libero professionista basta un ritardo nei pagamenti di qualche cliente per ritrovarsi in situazioni simili.

Secondo il fratello, le cartelle mai saldate non basterebbero a spiegare quanto accaduto: oltre i problemi finanziari qualche altro motivo avrebbe spinto l’imprenditore a distruggere un’intera famiglia.