È guerra aperta tra Marche e Abruzzo per la denominazione "Montelpulciano" sui vini Doc e Docg. I produttori abruzzesi hanno infatti ottenuto con decreto del Ministero dell'Agricoltura del 26 ottobre scorso che tale dicitura possa essere indicata solo nella retroetichetta delle bottiglie prodotte nella loro regione, obbligando di fatto le altre a utilizzare la denominazione "Cordisco", praticamente sconosciuta al pubblico.

La decisione ha scatenato le proteste di associazioni, aziende ed anche forze politiche e sociali in particolare del territorio ascolano, dove è forte la concentrazione di produttori che usano da sempre il vitigno Montepulciano.

L'Assessore Antonini: 'Dobbiamo parlarne'

Sulla questione è subito intervenuto l'assessore all'Agricoltura della Regione Marche Andrea Maria Antonini, esponente della Lega, chiedendo che sul tema venga presto convocato un incontro: "Necessario - afferma - un incontro sulla questione della denominazione 'Montepulciano' che faccia sintesi anche sul percorso che porti in tempi rapidi all'adozione del decreto etichettatura dei vini, in modo condiviso e per la tutela di tutti i produttori vitivinicoli italiani".

"L’obiettivo è fare sistema - prosegue - e non disperdere energie in lotte di vicinato. Alla luce della revisione delle regole sull’etichettatura, l’utilizzo del sinonimo Cordisco, peraltro introdotto senza alcun preliminare confronto con le Regioni, rischia di legittimare una regione ad impedire ad altre l’uso del nome di un vitigno che, invece, è regolarmente e storicamente coltivato e conosciuto.

Dobbiamo incontrarci e parlarne”.

Per il consorzio Vinea a rischio un comparto regionale importante

Duro l'attacco del consorzio Vinea con sede ad Offida, cittadina dell'entroterra che è il cuore della produzione vitinicola provinciale e del sud delle Marche.

"Questo provvedimento rischia di mettere in ginocchio un settore molto importante per l'economia regionale", sostiene il presidente Ido Perozzi, che ricorda come "il vitigno Montepulciano fa parte da decenni della tradizione enologica marchigiana: già nel 1966 il disciplinare della Doc Rosso Piceno lo prevedeva e nel corso degli anni il disciplinare venne modificato inserendo una percentuale minima per il Montepulciano pari all’85%.

E' dal 2016 che noi di Vinea poniamo ripetutamente all’attenzione delle autorità nazionali e regionali la necessità dell’approvazione definitiva del decreto attuativo che avrebbe risolto la questione Montepulciano”.

Critiche al decreto da Pd ed ex parlamentari

Sulla vicenda sono inoltre intervenuti sia la segreteria provinciale del Partito Democratico che l'ex deputato e assessore regionale Luciano Agostini: "Il decreto - sostiene Agostini - contravviene ad una norma già approvata nel Testo Unico della vite e del Vino e non rispetta il principio di trasparenza in etichetta, fondamento sul quale grazie alla Comunità Europea abbiamo fatto passi da gigante e che consentiva ai consumatori di Rosso Piceno, Rosso Piceno Superiore e Offida Doc di conoscere da quali vitigni è composto il loro prodotto".