Il mondo della musica americano si prepara alla grande attenzione mediatica che inevitabilmente avrà l’arresto, avvenuto lo scorso 16 settembre, del rapper Sean Diddy Combs, meglio conosciuto come Puff Daddy. Il giudice Andrew Carter ha respinto per la seconda volta la richiesta dei legali di Puff Daddy degli arresti domiciliari per il loro assistito. A pesare sulla decisione del giudice le pesanti incriminazioni nei suoi confronti, contenute in un fascicolo di 14 pagine che accusa il rapper di tratta di esseri umani e di stupro di alcune ragazze costrette a partecipare ad alcune feste in casa del rapper.
Secondo un editoriale del New York Times, il mondo della musica si prepara a quello che potrebbe diventare il suo MeToo: questo settore non era stato particolarmente toccato dalla serie di denunce per violenza sessuale che avevano investito lo show business cinematografico americano, partite nell'ottobre del 2017 contro Harvey Weinstein, e poi allargatesi a macchia d'occhio contro altri nomi importanti di Hollywood e della televisione.
I motivi della decisione del giudice di non concedere i domiciliari a Puff Daddy
Il giudice ha stabilito che Puff Daddy rimanga in carcere in attesa del processo, respingendo una richiesta dei legali del rapper, che prevedeva il pagamento di una cauzione da 50 milioni di dollari, garantiti da una serie di beni immobili posseduti dall’artista a Miami, in cambio della concessione degli arresti domiciliari.
La decisione è dovuta al timore che l’artista possa intimidire i testimoni o tentare la fuga. Le accuse nei confronti di Puff Daddy sono molto gravi: infatti, l’interprete rischia una pena che va dai 15 anni di carcere all’ergastolo per traffico sessuali ed estorsione. Il rapper si è dichiarato non colpevole ed è continuamente sotto controllo in prigione per evitare atti di autolesionismo o tentativi di suicidio.
Le denunce nei confronti di Puff Daddy
In particolare, Puff Daddy è accusato di aver rapito e drogato diverse donne, e di averle costrette a rapporti sessuali con altri uomini, anche per più giorni. Si tratta di giovani donne avvicinate da Combs, che le illudeva facendole credere di voler iniziare una relazione con loro. A partire da novembre 2023, sono arrivate ai magistrati nove denunce.
La prima a rivelare questo sistema è stata la cantante Casandra Ventura, in arte Cassie, ex compagna del rapper, che per anni aveva registrato per la sua etichetta Bad Boy. La donna aveva raccontato agli inquirenti di come fosse stata ripetutamente picchiata, costretta ad assumere sostanze stupefacenti e avere incontri con escort, mentre il fidanzato filmava tutto nelle lussuose suite di diversi alberghi. Tuttavia, in quel caso la denuncia era stata ritirata nell’arco di 24 ore, grazie a un patteggiamento tra le parti. Ha fatto scalpore il video uscito lo scorso maggio in cui si vede Puff Daddy picchiare Cassie nei corridoi di un hotel di Los Angeles, mentre la donna cerca di raggiungere un ascensore per fuggire.
“Non ho scusanti – aveva dichiarato il rapper relativamente a quelle immagini – sono disgustato da quello che ho fatto”.
Il movimento #MeToo
Harvey Weinstein, un potente produttore cinematografico di Hollywood, è diventato il simbolo del movimento MeToo. Nel 2017, numerose attrici e dipendenti dell'industria cinematografica hanno accusato Weinstein di molestie sessuali, aggressioni e persino stupri avvenuti nel corso di decenni. Queste rivelazioni hanno scatenato un effetto domino, incoraggiando altre vittime a farsi avanti non solo nell'industria dell'intrattenimento, ma in vari settori della società. Il caso Weinstein ha portato alla sua caduta: è stato licenziato dalla sua stessa compagnia, espulso dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, e nel 2020 è stato condannato a 23 anni di prigione per stupro e aggressione sessuale.
La sua vicenda ha evidenziato come il potere e l'influenza potessero essere usati per perpetrare e coprire abusi sistemici, diventando un punto di svolta cruciale per il movimento MeToo.
Il movimento MeToo ha avuto un impatto significativo sulla società, portando alla luce il problema diffuso delle molestie e degli abusi sessuali. Nato come un hashtag sui social media, ha incoraggiato le vittime a condividere le loro esperienze e denunciare i colpevoli. Questa ondata di testimonianze ha scosso diversi settori, dall'intrattenimento alla politica, portando a conseguenze concrete per molti accusati di comportamenti inappropriati. Il movimento ha anche stimolato un dibattito più ampio sulle dinamiche di potere, il consenso e il rispetto nei rapporti interpersonali, contribuendo a cambiare la percezione pubblica su questi temi delicati.