Non possiede super poteri, non vede attraverso i muri né li attraversa come un banale "teleporta", non vola, a meno che non si sgretoli il cornicione dove è abbarbicato, è incapace di sollevare qualsiasi peso, a volte persino il suo, non è invisibile, salvo che si voglia considerare il suo rapporto con l'altro sesso, eppure lui si ritiene un supereroe.
Ormai l'avrete capito, stiamo parlando di Rat Man, creatura multiforme o monoforme o, sovente, pure deforme, soprattutto quando passa sotto le mani del "villain" di turno che gli riduce la faccia tale e quale ad una piadina romagnola cui è stato aggiunto bicarbonato in eccesso.


Ed in effetti il suo creatore, di piadine se ne deve intendere, considerato che si tratta di Leo Ortolani, un fumettista originario di Pisa, ma parmigiano d’adozione, che è stato celebrato in quel di Parma - in una mostra a tema - verso la metà di gennaio 2014, in occasione dell’uscita del centesimo attesissimo numero della rivista Rat Man, uno dei più grandi successi dell’editoria del fumetto italiano di questi ultimi anni che ora viaggia sotto l'egida della Panini Comics.


Un crescendo progressivo e costante quello di Rat Man, una saga piuttosto complessa, con numerosi "intervalli parodistici", tali da creare un mulinello di possibilità, quasi si trattasse di un multiverso dal quale il topo in calzamaglia esce ed entra con facilità, senza scomporsi affatto.


Così lo scopriamo indaffarato a combattere improbabili super nemici nella serie standard e il numero successivo lo troviamo - assieme alle sue inseparabili orecchie - intento a combattere contro i Persiani nella stretta gola delle Termopili, poi di nuovo impegnato a non farsi inglobare dall'Ombra nella città senza nome ed un attimo dopo, vestito da Hobbit, trasportare l'anello assieme a Sedobren Gocce, "l'unico stregone da prendere a stomaco pieno..."


Certamente la parodia è una freccia in più nella faretra di Ortolani, il quale essendosi bagnato fin da bambino nella pozza delle Muse (ma qualcuno suggerisce a mezza voce che fosse passato di lì Rat Man un istante prima, svuotandosi con sollievo la vescica) non sbaglia un colpo, trasformando il suo personaggio di volta in volta in un eroe di Guerre Stellari, in un clone di Bond, in un Avatar (Avarat) dalla pelle blu e dall'imbarazzante coda.


Senza dubbio Rat Man è un fumetto "Politically incorrect", tanto da avere, nel tempo, sollevato a destra ed a manca polemiche di ogni genere, polemiche che Ortolani ha immediatamente utilizzato per farci sopra una storia, anche in questo caso una parodia: quella di "Spazio 1999" dove i personaggi delle strisce non allineate (dai Manga troppo prosperosi, a quelli troppo violenti) vengono reclusi in una stazione lunare per essere rieducati.


Una cosa è certa: il racconto di questo supereroe "diversamente abile" non è ancora terminato, a dispetto di quanto il suo stesso autore aveva - agli esordi della serie - dichiarato, sostenendo che il "ratto" sarebbe andato in pensione con il numero 100. Un'affermazione azzardata, della quale Ortolani si è pentito un nanosecondo dopo averla pronunciata. Ma ormai il danno era fatto e un'attesa quasi "millenaristica" è piombata sui lettori, generando un count down spasmodico, manco si fosse trattato di una profezia di Nostradamus.


Lo stesso Ortolani sul suo blog "Come non detto" ammette che trascorsi i bagordi per i 100 numeri si è trovato a dovere fare i conti con quella profezia sballata: "...dopo la festa, insomma, che sei ancora lì che non ci credi, che è andato tutto così bene e pareva una follia, all’inizio, dopo la festa, tu, che sei quello che fa Rat-man, sei di nuovo tu, a casa tua, nel tuo studio, da solo, a cercare di scrivere il numero 101".


Crediamo fermamente, e con noi migliaia di aficionados, che dalla china di Ortolani, passata "l'ora più buia"(che non casualmente è il titolo del numero 101) usciranno altre mille storie del "ratto", finalmente libere dall'angosciante peso di una chiusura detta così, tanto per dire.