JordanBelfort (Leonardo DiCaprio) è un lupo di Wall Street, un affaristasenza scrupoli che guadagna milioni di dollari ogni giorno, neglianni della Borsa ruggente. Jordan non è uno scalatore sociale, unoyuppie anni Ottanta né solo uno spericolato finanziere: a suo modo èun visionario, tanto cinico e senza illusioni quanto capace diinfondere nel suo gruppo di lavoro (che lo acclama a suon di "Wolfie!Wolfie! Wolfie!") uno spirito tribale travolgente, caloroso, lostesso che ha imparato dal suo primo mentore, Mark Hanna (un pugno diminuti di uno straordinario Matthew McConaughey, probabilmentedestinato a soffiare a DiCaprio l'Oscar grazie al suo ruolo di malatodi Aids in Dallas Buyers Club).
Negli anniTrenta del secolo scorso, all'epoca della prima Grande Depressione,Hollywood aveva forgiato la figura del gangster, del criminale senzascrupoli specchio dei banchieri e degli uomini d'affari che avevanofatto fare crack all'America. Ora, in anni simili, i film del momentosono The Wolf of Wall Street e American Hustle (un filmmolto "scorsesiano", nell'ambientazione, nell'uso della colonnasonora, dei movimenti di macchina): ancora una volta sul grandeschermo trionfano i cattivi, gli affaristi, i truffatori. E non solosul grande, visto che la sceneggiatura è firmata dal Terence Winterautore di Boardwalk Empire e I Soprano e che con BreakingBad fa il pieno di ascolti e di premi.
Rispettoalle parabole moraliste e scontate del ciclo di Wall Street diOliver Stone, Scorsese non ha inclinazioni moralistiche, di condannee assoluzioni.
Il suo è un film adrenalinico, girato e montato instato di grazia, come in stato di grazia è il suo protagonista, allaprova migliore della sua carriera, senza problemi nel farsiimmortalare in posizioni sadomaso se il copione lo richiede.
Scorsese sidiverte a mescolare all'impazzata, a spezzare la finzione scenica conBelfort che si rivolge direttamente agli spettatori ("Vi spiegocome funziona il sistema...
vi siete persi? Non importa.. Quel checonta è il mio guadagno"), a mescolare i linguaggi e i pianivisivi – gli spot pubblicitari di Jordan diventano carne dellanarrazione, anche quando sono interrotti.
Dentro TheWolf of Wall Street, c'è il mondo di Scorsese, le sue ossessioni.
Il mondo diJordan Belfort è feroce come quello della alta società di New Yorkagli inizi del Novecento de L'età dell'innocenza, solo menoovattato e ipocrita: qui è tutto sfrontato, esibito, sbattuto infaccia, come le aragoste che Belfort tira agli agenti dell'FBI chehanno "osato disturbarlo" sul suo yacht.
Belfort ècircondato da "bravi ragazzi" quasi mafiosi, anche se il piùmafioso di tutti è il banchiere svizzero Jean-Jacques Sorel (JeanDujardin). Jordan vive trip, "viaggi" drogati come il paramedicoNicolas Cage in Al di là della vita. E proprio nel mezzo diuna di queste "avventure" lo vediamo perdere sangue dalla frontecome Gesù con la corona di spine, secondo la tipica ossessionecristologica di Scorsese.
Poco Cristo,molto Giuda, ancor più Lucifero, deciso a sfidare anche gli elementinaturali, trascinando la sua barca in una tempesta nel Mediterraneo(una sequenza che si conclude con Gloria, di Umberto Tozzi)alla fine Jordan avrà la sua redenzione, beffarda e sarcastica cometutta la sua parabola.