Imperscrutabili sono i criteri che guidano ogni anno la commissione incaricata di assegnare il premio Nobel per la Letteratura: prevale la volontà di rendere omaggio a una carriera consolidata o quella di scovare e valorizzare voci magari meno note, ma non per questo meno meritevoli? L'anno scorso il prestigioso riconoscimento andò ad Alice Munro, autrice canadese di racconti, e di certo non fu una sorpresa. Quest'anno, invece, i 18 giurati dell'Accademia Reale Svedese stupiscono con una scelta inattesa: il premio Nobel per la Letteratura 2014 va a Patrick Modiano, autore non conosciutissimo, romanziere, paroliere e sceneggiatore, nato nel 1945 da padre ebreo francese di origini italiane e madre belga di sangue fiammingo.

Restano ancora a bocca asciutta gli eterni candidati Haruki Murakami e Philip Roth, a cui quest'anno molti avevano accodato anche il nome di Milan Kundera.

La motivazione, letta da Peter Englund alle 13 in punto, spiega che il premio è stato assegnato a Modiano «per l'arte della memoria attraverso la quale ha evocato destini umani più inafferrabili e svelato il mondo dell'occupazione nazista in Francia» e sono proprio il tema della memoria e quello dell'identità il centro della sua ricerca letteraria. Romanzi, quelli di Modiano, perlopiù ambientati nella Parigi occupata dai nazisti, imperniati sulla figura dell'esule e dello straniero, pervasi dal sentimento propriamente ebraico dello sradicamento e dell'appartenenza negata, che indagano il punto in cui la dimensione privata dell'uomo s'interseca con il destino collettivo, con l'arbitrio fagocitante della Storia.

Un ruolo fondamentale nella vita e nell'opera di questo scrittore (in Italia pubblicato soprattutto da Guanda e da Einaudi) fu quello assunto dal padre, un avventuriero toscano nato a Salonicco all'interno di una famiglia ebrea di Alessandria e rimasto orfano all'età di quattro anni. L'uomo, che all'età di trent'anni avrebbe sposato la madre dello scrittore, una belga di etnia fiamminga, si rivelò un padre assente e inadeguato per i due figli Patrick e Rudy, morto tragicamente a soli dieci anni.

L'esperienza biografica, l'infanzia breve e infelice, l'adolescenza tormentata, il rapporto conflittuale e distante con il padre sono elementi che Modiano trasfigura nelle sue opere attraverso una riflessione costante sull'assenza, il tradimento e l'eredità, sul peso che l'identità sociale assume nelle esistenze individuali e sul significato profondo della 'paternità', sulla resistenza, al di là delle inevitabili contraddizioni e fratture, di una continuità non solo genetica, ma soprattutto intima e spirituale con le proprie radici.