Durante il Festival Internazionale del giornalismo a Perugia, presso la sala dei Notari, si è svolto un dibattito dal titolo "La Repubblica dei selfie" a cui hanno preso parte Enrico Mentana direttore del Tg LA7, Marco Damilano giornalista de L'Espresso, e Arianna Ciccone co-fondatrice del festival. La repubblica dei nostri giorni per la Ciccone è intesa con l'accezione di "politica nell'era dello storytelling" riprendendo il titolo del libro di Christian Salmon. La politica cerca di aggirare il giornalismo - secondo Marianna Ciccone moderatrice dell'incontro - e il suo esponente di punta è Matteo Renzi.

Numerosi leader politici fra cui Grillo e Salvini hanno la tendenza a usare Twitter al centro di questa era dei selfie. Da "Enrico stai sereno" riferito a Letta durante la scalata al governo da parte di Renzi, fino a "Arrivo, arrivo!" lanciato mentre lo stesso leader del PD si trovava da Napolitano a formare il nuovo governo. Tutto questo sembra una rivoluzione nella comunicazione, ma qualcuno parla anche di conservazione e ritorno alla vecchia Democrazia Cristiana.

Citando Enrico Mentana, la Ciccone ha lasciato spazio al direttore del Tg LA7 con una battuta da lui stesso pronunciata: "moriremo tutti demorenziani?". Mentana ha parlato di un "Renzi interprete del suo tempo e della sua generazione" volendo intendere con tali parole che i cittadini non riusciranno a rendersi conto di quanto sta accadendo se non capiranno certi meccanismi della politica e del giornalismo.

Secondo Mentana, tre quarti della politica e del giornalismo sono ormai sul viale del tramonto, anche se - sempre secondo Mentana - quei tre quarti se interrogati in merito direbbero di essere nel fiore degli anni, ma - sempre a detta di Mentana - si tratta di "sessantenni che fanno politica e informazione per sessantenni".

Viceversa, Mentana vede Renzi per ragioni anagrafiche e uso spregiudicato dei social network e del web in maniera spontanea quale personaggio che meglio di tutti ha cavalcato questa onda.

Nella politica attuale ragionare nello spazio di 140 caratteri è molto più facile rispetto a quanto era farlo nella politica di venti anni fa. Addirittura utilizzando gli hashtag si può dire la stessa cosa anche con meno caratteri. Mentana ha affermato che la politica ha perso la dimensione delle riforme. I sindaci attuali tanti decantati hanno a che fare con il presente perché sono amministratori, i politici invece dovrebbero guardare il futuro immaginandolo.

La visione attuale è quella del presente che sta nello spazio di 140 caratteri.

Marco Damilano ricollegandosi al discorso di Mentana ha parlato di un ritorno a una politica antica di qualche secolo. Ricordando che il secolo attuale si è aperto con Gramsci che afferma che il principe non è più una persona, bensì è il partito con una forma organizzata. Il leader era il capo del partito e quando Enrico Berlinguer parlò in merito ai rapporti fra l'Italia e Mosca sul fatto che era da "considerarsi esaurita la spinta propulsiva della rivoluzione d'ottobre", gli stessi appartenenti al suo partito rimasero sbigottiti dal fatto che il loro leader non passò per la sede centrale del partito per l'approvazione, ma andò direttamente in tv.

A differenza di quell'epoca, negli ultimi anni la politica contemporanea è tornata a riferirsi a un principe inteso come singolo. Questo ritorno alla politica delle persone è per Damilano un fatto che riconduce all'antico, cioè allo scontro fra persone. Di moderno c'è lo strumento di diffusione, ma questo non ci sarebbe se contemporaneamente non ci fosse la personalizzazione della politica.