Appena terminato il Festival di Locarno e in attesa dell'inizio della kermesse veneziana, la nuova stagione cinematografica èalle porte: una buona notizia per gli amanti del Cinema, provati dalla carestia di film, tipica della bella stagione. Tra le eccezioni, nel deserto estivo di titoli, un interessante thriller fantascientifico, "Ex Machina", diretto da Alex Garland, giovane regista londinese appassionato di realtà distopiche, giàsceneggiatore, nel 2010, di una bella lettura cinematografica del romanzoucronicodi Kazuo Ishiguro, "Never Let Me Go".
Trama del film e recensione
Confezionato con sapienza artigianale e rispondente a un preciso calcolo di sofisticazione estetica, il film ha un notevole appeal visivo in grado di compensare le smagliature di ritmo e un eccessivo rilassamento dei tempi, ma al di là della patina raffinata, la storia è tra le più classiche. Uno scienziato pazzo che si crede Dio (un sovreccitato Oscar Isaac, indimenticabile in "A proposito di Davis" dei fratelli Coen), amministratore delegato di un motore di ricerca, vive rinchiuso nella sua lussuosa dimora di design in una località di montagna non meglio identificata, circondato dalle sue creature, robotcui ha conferito un aspetto umano e femminile, di una femminilità perfettamente modellata sul desiderio maschile.
La sua ultima fatica è Ava, interpretata dalla delicata Alicia Vikander, attrice svedese in ascesa e vagamente "prezzemolina" (ma non per colpa sua), l'indimenticabile regina Caroline Mathilde del danese "A Royal Affair", film di qualche anno fa sull'avvento dell'Illuminismo nel paese scandinavo. Per mettere alla prova il grado d'intelligenza emotiva e sensibilità affettiva raggiunto dall'umanoide, Nathan assolda Caleb,informatico sensibile e solitario, dalla storia personale tribolata (gli presta corpo e voce il fulvo Domhnall Gleeson, (già collega della Vikander in "Anna Karenina" di Joe Wright) che, dapprima sedotto dallo stile di vita di Nathan e persuaso del valore scientificodei suoi esperimenti, finisce, infine, per innamorarsi di Ava, che indecifrabile nel connubio di dolcezza e malizia, si mostra molto abile nell'arte della manipolazione.
Indagando le conseguenze emotive e sentimentali del progresso scientifico (o meglio, tecnologico), il film sembra comunicare allo spettatore un'idea in fondo semplice: se il robot è in tutto e per tutto simile all'uomo, a tal punto che non può esserne distinto ed è in grado,anzi, di dirci qualcosa in più sulla condizione umana, la chiave per capire quest'ultima dev'essereche il suo bisogno fondamentale, ancor prima di amare, è quello della libertà, l'urgenza di sapere che in ogni situazione esiste una via di fuga, una possibilitàdi ribellione.
Nel suo stile gotico-futurista, nitido e razionale nella composizione, "Ex Machina" è molto lontano dall'essere un capolavoro di scrittura e non aggiunge poi molto alla lunga tradizione del cinema fantascientifico filosofico, ma offre comunqueallo spettatore una mirabile esperienza estetica e interpretazioni misurate, tra cui spicca, senza dubbio, quella della giovane svedeseche, mettendo a frutto il suo passato di ballerina classica, con meritorioequilibrio,conferiscemovenze insieme meccaniche e armoniche alla sua Ava, il cui cuore elettronico e furbo è, senza dubbio, il centro pulsante dell'intero dramma.