L'Assemblea dei Lavoratori del Colosseo tenutasi venerdì 18 settembre, durata meno di tre ore, era stata regolarmente autorizzata e comunicata alla Soprintendenza che ora si premura di andare a verificare i nominativi dei lavoratori che hanno partecipato all'assemblea. Appare strano che sia stata necessaria addirittura una circolare per acquisire dati che dovrebbero essere già in possesso dell'Ufficio del Personale ed è bene ricordare che i lavoratori del settore hanno per contratto 10 ore di assemblea da usufruire per ogni anno solare. Le motivazioni di tale assemblea sono state esposte e ribadite su tutti i media: i lavoratori non percepivano il salario accessorio da 9 mesi (turni, straordinario, etc...); probabilmente se il Ministero avesse onorato i proprio impegni contrattuali non sarebbe stata necessaria la convocazione di tale assemblea, la cui convocazione è stata ritenuta corretta anche da parte dell'Autorità di Garanzia per gli Scioperi.
Il Ministro Dario Franceschini, e di rimando anche il governo Renzi, in evidente difficoltà per giustificare l'inadempienza che ha causato questo malfunzionamento, ha preferito spostare l'attenzione dal tema dichiarando che la "cultura è ostaggio dei sindacati". In realtà i lavoratori sono in ostaggio del cattivo funzionamento del Ministero. Fatto sta che se non si fosse provocato il caso quei salari accessori non sarebbe stati pagati.
Adesso i musei e le biblioteche sono stati classificati come servizi pubblici essenziali.
Viene da ricordare che un problema simile si era verificato il 17 Maggio scorso quando nella notte dei musei mancarono 5 custodi per garantire l'apertura del Colosseo. Cattiva organizzazione e mancanza di fondi sono le costanti ricorrenti.Nello scorso luglio altro caso eclatante era stata la chiusura dell'area archeologica di Pompei per 90 minuti, sempre per un'assemblea regolarmente convocata, senza che adeguati avvisi fossero stati posti all'ingresso.
Ovviamente anche allora tanta indignazione da parte del Ministro, ma forse sarebbe bastato comunicare con il dovuto anticipo il ritardo dell'apertura. O forse spera che nessuno partecipi alle assemblee previste per legge?E che dire dei musei siciliani che spesso nei giorni festivi rimangono chiusi perchè mancano i custodi per le turnazioni o i fondi per retribuire eventuali straordinari?
Probabilmente è da rivedere il criterio di gestione e di amministrazione dei beni culturali in Italia. Un patrimonio immenso che genera enormi flussi di denaro e che forse dovrebbe tutelare di più le maestranze che sono impiegate anche a tutela dei siti archeologici che rendono l'Italia uno dei paesi più visitatial mondo.