In questi giorni tanti italiani (privati, aziende, professionisti, associazioni) stanno ricevendo a casa una comunicazione di Poste Italiane S.p.A, sotto forma di lettera Raccomandata, in cui si comunica che, dal primo aprile 2017 diventerà titolare di tutti i rapporti intrapresi dall'accorpata Postecom, a seguito di una fusione per incorporazione dello scorso 30 Gennaio, compresi i rapporti di gestore delle PEC. Queste raccomandate sono, ovviamente, un atto dovuto ma hanno suscitato parecchia ilarità tra gli addetti ai lavori. Infatti risulta quanto meno singolare che il gestore della PEC, che può essere utilizzata con valore probatorio anche per le comunicazione con gli enti pubblici, per comunicare alle utenze servite si affidi ancora ad uno strumento obsoleto, costoso e scomodo quali appunto le raccomandate.

Tutto molto più facile

I cittadini che avevano optato per la semplificazione e la dematerializzazione si trovano costretti a file presso gli uffici postali, magari prendendosi pure un permesso dal posto di lavoro, per ritirare un documento che poteva benissimo essere sostituito da una PEC.

E tale disagio nasce proprio da chi gestisce la casella di Posta Elettronica Certificata. E' bene ricordare che la PEC in Italia non è nata bene. Innazitutto occorre ribadire che la PEC non è uno standard internazionale e quindi è un protocollo utilizzato solo in Italia e in qualche sparuto angolo di mondo. Nei primi anni, dal 2009, per agevolare la diffusione della PEC era stata avviata una campagna gratuita PostaCertificat@ da parte del Governo, con l'allora Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, con standard CEC-PAC, con la emissione di oltre 2 milioni di caselle, ma dal 2015 è stata sospesa per lo scarso utilizzo di tali caselle con un costo stimato prossimo ai 20 milioni di Euro.

Sarà un successo?

Senza entrare poi nel merito di questioni tecniche (firma temporale, conservazione sostitutiva, gestione dei log) sono molti i dubbi che sorgono sul successo, e la durata, che potrà avere questo servizio e di certo le modalità di gestione da parte di Poste Italiane, controllata dal Ministero del Tesoro non fanno che aumentare i dubbi sulla utilità di questo strumento.