Nel pomeriggio di mercoledì 14 ottobrePietro Cataldi, rettore dell'Università per stranieri di Siena e professore di letteratura italiana contemporanea presso la stessa dal 1990, ha tenuto una lezione sul rapporto tra l'io e il paesaggio nella letteratura di Giacomo Leopardi e in particolare nei Canti. Il seminario, intitolato "Leopardi: il paesaggio inquieto dei Canti", si è svolto presso il liceo classico Socrate di Bari, in presenza della preside, Santa Ciriello. L'obiettivo del professor Cataldi è stato quello di promuovere la conoscenza della letteratura di Leopardi nei giovani studenti, ma anche quello di esaltare il ruolo della letteratura italiana, quale elemento vivo e fondamentale all'interno della cultura moderna.

Il rapporto con Petrarca

Il professore dà avvio alla sua lezione affermando che il rapporto di Leopardi con il paesaggio è parte del rapporto che egli ha con la natura, in particolare è il modo in cui la natura è chiamata alla presenza nei Canti. Il rapporto con il paesaggio è "codificato", questo codice però non è ideato da Leopardi stesso ma egli lo riprende da Petrarca. Quest'ultimo, infatti, descrive una sorta di fenomenologia dell'amore, ossia il modo in cui l'io si rapporta all'innamoramento. L'io innamorato fugge gli altri uomini ma si riconosce nel paesaggio, inventando un nuovo modo di dialogare con la natura attraverso esso e creando quindi uno spazio interiore di solitudine introspettiva.

Ad esempio, in Leopardi, il limite posto dalla siepe ne "L'infinito", permette di scoprire una "possibilità all'illimitato nel proprio pensiero".

Il paesaggio inquieto dei Canti

Il professor Cataldi prosegue la sua lezione analizzando il paesaggio in alcune delle opere più importanti di Leopardi, quali "Ultimo canto di Saffo", "Alla primavera", "Dialogo della Natura e di un Islandese", "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" e "La ginestra".

In tutte queste opere il concetto del rapporto con il paesaggio di Petrarca è rovesciato. Leopardi, infatti, utilizza tutti i termini della tradizione cercando di confondere e inquietare il lettore, distruggendo la tradizione stessa. Egli pone quindi la sua modernità in stanze antiche, dove questa fa più rumore che mai. In questo senso si inseriscono, afferma Cataldi, i consueti notturni Leopardiani, i quali simboleggiano come sul paesaggio della tradizione "cali il buio".

La rivalutazione della letteratura nella cultura moderna

A conclusione della sua interessantissima, secondo la mia opinione, lezione, il professor Cataldi ha sottolineato ancora una volta l'importanza della letteratura italiana nel bagaglio culturale dei giovani italiani e ha fatto i suoi personali ringraziamenti al pubblico di studenti e insegnanti. Ma i veri ringraziamenti devono essere diretti al professore, il quale ha esposto l'argomento in maniera completa e approfondita, nonché coinvolgente e interessante. Personalmente consiglio di partecipare ai suoi futuri incontri, poiché altamente formativi sotto il punto di vista culturale. Io farò lo stesso.