Uscirà lunedì 11 gennaio 2016 la versione restaurata dell'indimenticabile e discussa pellicola del 1940 firmata Charlie Chaplin, "Il grande dittatore" che vede come protagonista principale proprio il grande attore e regista londinese, accanto a Paulette Goddard (che è stata anche sua compagna nella vita), Henry Daniell, Jack Oakie, Billy Gilbert e Reginald Gardiner.
Per la prima volta Chaplin, che ha segnato straordinariamente la storia del Cinema muto, non solo parla, ma imita perfettamente la voce di Hitler, sebbene privilegi ancora le gag del cinema muto (si pensi ad esempio all'incidente aereo all'inizio del film con i due che volano a testa in giù prima di cadere, o alla rasatura del cliente al ritmo di una danza ungherese di Brahms), dalle quali è nato il romantico personaggio diCharlot, alter-ego anarchico e pacifista di Chaplin.
"Il grande dittatore" in Italia è uscito per la prima volta nel 1949 con circa 4' di tagli, e si è dovuto attendere fino al 2002 per la distribuzione della versione integrale. Nel 1941 il film ha ottenuto cinque candidature all'Oscar e nel 2000 l'American Film Institute lo ha annoverato al trentasettesimo posto della classifica delle 100 migliori commedie americane di tutti i tempi.
Il regista si avvale di due grandi armi per raccontare l'avanzata nazista in Europa: la malinconia e l'ironia, parodiando davanti al mondo intero il dittatore Hitler attraverso una mimica gestuale esilarante (memorabile la sua danza con il mappamondo a forma di palloncino che gli scoppia tra le mani), e un umorismo caustico.
Tuttavia il film risulta alquanto convenzionale, magniloquente e retorico nelle parti dialogate, basti pensare ai discorsi morali e politici (ma d'altronde il film è apertamente politico); nonostante Chaplin abbia voluto strafare e si sia soffermato sul suono piuttosto che sulla tessitura visiva, il film funziona alla grande come satira feroce del nemico esterno, opponendosi al regime nazista sul piano dell'arte popolare.
Trama e tematica del film
Il barbiere ebreo di una cittadina tedesca di nome Charlot perde la memoria a causa di un incidente aereo durante la prima guerra mondiale. Quando dopo alcuni anni ritorna nella sua città, non sa che il suo Paese è dominato dalla dittatura di Hynkel che perseguita gli ebrei; Charlot è costretto a fuggire, gliene capitano di tutti i colori, ma la sua incredibile somiglianza con il dittatore gli offre l'opportunità di togliersi qualche soddisfazione, pronunciando per la sua amata Hannah e al mondo intero un discorso intriso di umanità, dove egli, invece di annunciare l'invasione dell'Ostria, dichiara di credere ancora in un mondo giusto e pacifico, proclamando l'uguaglianza, l'amore e la solidarietà tra gli uomini i quali riaccenderanno la speranza per un futuro migliore.
Chaplin ha iniziato a girare "Il grande dittatore" nel 1939, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, adoperando una terminologia non esplicita: in questo modo Hitler diventa Hynkel, la Germania la Tomaia, Mussolini Napaloni. Nel periodo della sua uscita, gli Stati Uniti ancora non erano entrati in guerra con la Germania e non si sapeva nulla degli orrori della persecuzione antisemita, e ciò rende il lavoro di Chaplin ancora più lodevole ed importante dal punto di vista storico. Riprendendo lo spunto iniziale di Luci della città del 1931, il regista ha approcciato con mirabile ingegno all'indomabile "creatura" sonora, affidando allo sproloquiante Hitler un discorso fluviale in un maccheronico tedesco-anglo-spagnolo, ma proponendo ancora una volta un cinema che non mira alla specificità, che non sa imporsi linguisticamente alla realtà che riprende.