Non sono passati molti anni da quando gli artisti di strada erano considerati alla stregua di criminali e vandali da rinchiudere una notte in cella.Eppure le cose oggi sono molto diverse. Merito, forse, oltre che dell'evoluzione dei tempi, anche della qualità delle opere (perchè di opere si tratta) proposte dai writers.E' questo il caso di Banksy, sulla cui identità ci si interroga oramai da moltissimi anni senza riuscire a trovare una risposta.

La prima ipotesi fu proposta nel 2008 dal Mail On Sunday dopo aver condotto delle approfondite ricerche; si parlò di un certoRobin Gunningham.Oggi, dopo 8 anni, la domanda ha avuto la stessa risposta anche per gli studiosi della Queen Mary University, che hanno utilizzato metodi di indagine simili a quelli della polizia impegnata nell'antiterrorismo, con tecniche di geolocalizzazione.

Robin Gunningham sarebbe un quarantaduenne originario di Bristol, classe media, trasferitosi nel 2000 a Londra.

Dai racconti dell'artista sulla sua infanzia e dai luoghi da lui visitati nel tempo si è riusciti a risalire a questo profilo, poichè le coincidenze e gli elementi in comune tra i due sono veramente in gran numero.Naturalmente l'avvocato dell'artista avrebbe contestato quest'indagine, stando a quantoriportala BBC.La domanda è quindi ancora, ufficialmente, senza risposta, ma il passo verso la verità dovrebbe essere, secondo alcuni, molto breve.

Quando la street art diventa da museo

E' incredibile come Banksy sia sempre riuscito, indisturbato, a infilarsi nei musei per lasciare dei suoi quadri tra quelli presenti, sorprendendo il pubblico in visita nei giorni successivi.

Tra l'altro il suo stile inconfondibile ha sempre fatto in modo che le sue opere diventassero come una sorta di biglietto da visita, riconoscibile a prima vista, utilizzando anche l'escamotage di un elemento anacronistico, ad esempio, nelle sue tele (come dame di corte con maschere antigas).

Ma ancora più incredibile è pensare che queste stesse opere oggi abbiano un valore economico gigantesco, tanto da essere portate nelle mostre più disparate in tutto il mondo.

C'è stato chi si è dichiaratofelice di questa scelta e chi l'ha criticata, dicendosi contrario a questo "imborghesimento" dell'Arte di strada.

L'artista però, e questo va riconosciuto, ha un merito: aver dato ampio spazio ad altricome luidi emergere, di farsi notare, di rendere possibile che non si sentissero più trattati come criminali.Ma questo, come detto poco fa, non è stato visto di buon occhio da tutti.

C'è chi preferisce, ancora, lasciare le proprie opere in strada senza portarle nei musei.

E' questo forse il caso di Blu, un artista italiano che sta cancellando tutte le sue opere in giro per la città di Bologna, per un motivo molto serio: la“Street Art -Banksy&co. L’arte allo Stato urbano”, prevista per questi giorni, avrebbe letteralmente staccato le sue opere dai muri per esporle all'interno della rassegna, senza avergli chiesto esplicita autorizzazione.

Un gesto che ha fatto infuriare il writer, fino a fargli compiere il gesto più estremo possibile per un artista: distruggere tutte le sue opere.Il significato più metaforico di questa scelta, ovviamente, nasconde proprio una protesta contro i "poteri forti" che un tempo si opponevano a questo tipo di arte ed oggi invece la sponsorizzano e se ne fanno padroni con la scusa di "salvarla".