Per interpretare Loris De Martino in Veloce come il vento, film di Matteo Rovere in sala dal 7 aprile, Stefano Accorsi ha rinunciato al suo aspetto da sex symbol. “Dieci chili in meno, sveglia alle 3 di mattina per sembrare più emaciato capelli lunghi e sporchi, denti ingialliti” ha dichiarato in occasione dell'incontro con la stampa a cui abbiamo partecipato.
Loris è un ex pilota da corsa che dopo un periodo di gloria è finito nel gorgo della tossicodipendenza. Torna in pista, in tutti i sensi, quando sua sorella Giulia (Matilda De Angelis) si trova a dover prendere in mano le redini della scuderia di famiglia.
La trasformazione di Stefano in Loris è stata così radicale e azzeccata che quando l'attore si è presentato sul circuito di Vallelunga, a Nord di Roma, “non mi hanno riconosciuto, non mi 'vedevano' come Stefano Accorsi, ma come Loris De Martino”.
Racconta Accorsi di aver sentito “un fotografo pugliese telefonare ai suoi amici dicendo: Ragazzi, ma che vi credete? Stefano Accorsi è un vecchio! È tutto sfatto!”. E purtroppo non possiamo riprodurre l'accento pugliese che l'attore sfoggia durante l'intervista per raccontare l'aneddoto.
Qualche tempo dopo Stefano era a Barletta, in tournée con uno spettacolo teatrale. Dopo lo spettacolo, “esco dal teatro e mi sente chiamare: Stefano Accorsi? (anche qui dovete immaginare l'accento pugliese, NdA) Mi fa piacere vedere che stai di nuovo bene, che sei guarito!
Era lo stesso fotografo di Vallelunga”.
Sul set Accorsi ha condiviso la scena con Giulio Pugnaghi, che interpreta il fratellino di Loris e Giulia. “Un bambino talentuoso che ha quasi la stessa età di Orlando (il figlio che ha avuto nel 2006 dalla ex compagna Letitia Casta, che gli ha dato anche Athena, 7 anni). Questo mi ha aiutato a lavorare meglio con lui”.
Per esempio “quando nella finzione mi dice Tu sei un vecchio, io gli rispondo male anche se per scherzo, come faccio nella vita. C'è un altro momento nel film in cui lo porto in piscina e lo incito a essere il migliore... non lo faccio nella vita vera, ma ho visto parecchi genitori comportarsi così”.
Per immergersi nel personaggio, Stefano ha anche rispolverato le sue radici emiliano-romagnole: nato a Bologna nel 1971, ha passato l'infanzia nel paese dei suoi genitori, a Bagnarola, una frazione di Budrio.
“L'emiliano romagnolo è la lingua dei motori. Recitare nella mia lingua ha a che fare con le radici, risveglia emozioni profonde”. Il primo giorno di riprese, a Vallelunga, faceva freddo e lui era in pantaloncini e maglietta. “Mi è venuto fuori un Vacca boia! e quell'espressione, che non c'era nel copione, è rimasta nel film, è Loris De Martino”.
Il “suo” Loris è ispirato a un pilota realmente esistito, Carlo Capone, che nel 1984 vinse il campionato europeo di rally, ma poi fu messo ai margini per il suo difficile carattere e finì nel baratro della droga e della disperazione. “Al Cinema spesso vediamo la tossicodipendenza, non la persona. Qui invece parliamo di un un pilota che aveva fame di vita”.
Accorsi e Rovere hanno “letto e visto molte cose, incontrato persone con problemi di tossicodipendenza, parlato con una scrittrice che ha scritto un libro sull'argomento”.
Veloce come il vento è "un film di genere travestito", dice Accorsi, perché “contiene una grande storia familiare, con dei personaggi anche atipici: una ragazza di 17 anni che corre con macchine da 450 cavalli, un fratello maggiore tossicodipendente e un fratellino di otto anni, che si riuniscono alla morte del padre. Tre fragilità che, ritrovandosi, creano una grande forza, la forza della famiglia. Questo film è la storia di una famiglia, del suo calore emotivo”.