Sono passati trentacinque anni dalla morte del più importante esponente della musica reggae, ma il ricordo delle sue canzoni e dei suoi messaggi di pace sono ancora impressi nella memoria delle persone che lo hanno seguito e amato. Bob Marley rimane un punto fermo anche nelle generazioni di oggi, oltre che di quelle passate, continuando a raccogliere nuovi appassionati ancora oggi. Merito dei suoi immortali brani come "No Woman No Cry", "One Love", "Get up, stand up", "Redemption Song", che ancora oggi emozionano moltissimi fruitori di musica e che hanno fatto grande la musica reggae.

Gli esordi e i primi successi

Bob Marley iniziò ad interessarsi alla musica a quindici anni, grazie anche all'amico Bunny Livingstone, con il quale cominciò a suonare i primi strumenti a corda e a seguire artisti come Ray Charles ed Elvis Presley. A seguito della conoscenza di Peter Tosh, formarono i The Wailers, dove Marley ne era il leader riconosciuto ed autore dei testi della band. Dopo qualche anno di gavetta e segnalandosi come una delle band più celebri in Giamaca, i The Wailers raggiunsero il successo mondiale nel 1973 con l'album "Catch a Fire", ben superato da due dischi dopo con il platter "Burnin", che contiene le prime hit della band: "Get up, stand up" e "I Shot the Sheriff", coverizzata dal celebre chitarrista Eric Clapton.

Dopo "Burnin", Bunny Livingstone e Peter Tosh lasceranno la band per motivi mai resi chiari, e a questo punto che la notorietà di Bob Marley farà un incredibile balzo in avanti.

La popolarità e il successo da solista

Cambiando il nome della band in Bob Marley & The Wailers", nel 1975 l'artista rilasciò "Natty Dread", disco che pose Marley nel firmamento delle star internazionali e che ebbe il merito di far conoscere la musica reggae al mondo intero, il quale ha classici come "Lively up Yourself" e la più che celeberrima "No Woman No Cry".

Bob Marley diventa pian piano una figura importante a livello internazionale, grazie ai suoi messaggi di pace e il suo fervente attivismo per il proprio Paese e per l'Africa; viene anche invitato a concerti per sostenere cause pacifiche, come quello organizzato dal allora primo ministro giamaicano Michael Manley, dove Marley fu chiamato a suonare per alleggerire le tensioni derivanti da una minaccia di guerra civile.

Per tale partecipazione Bob Marley, la moglie Rita e il loro manager Don Taylor subirono un attentato da un gruppo armato di sconosciuti, ma nonostante le ferite subite, il cantautore salì ugualmente nel palco a suonare.

Nel 1976 pubblicò "Exodus", che rimase in testa alle classifiche inglesi per 56 settimane consecutive; nel disco ci sono altri brani capolavoro come "One Love" e "Jammin". Eccezionale fu senz'altro il risultato dell'evento organizzato da Marley, il One Love Peace Concert, dove riuscì a far stringere la mano i due leader contrapposti del Paese Michael Manley e Edward Seaga. Malato da tempo di cancro, Bob Marley chiude la sua carriera musicale con il disco "Uprising", vero e proprio testamento spirituale del cantante, soprattutto presente nel pezzo "Redemption Song", e muore per l'aggravarsi della malattia in un ospedale di Miami nel 1981, sospirando queste ultime parole ai suoi figli: "I soldi non possono comprare la vita".