Sono stati recuperati tutti e 17i quadri rubati lo scorso novembre dal museo di Castelvecchio a Verona. Il ritrovamento risalirebbe al 6 maggio, ma l’ufficialità è arrivata solo negli ultimi giorni. Mantegna, Tintoretto e Rubens, fra gli altri, ritornano a casa, “un pezzo importantissimo di Verona”, per usare le parole del sindacoFlavio Tosi, “che torna ai cittadini veronesi e a tutto il mondo”, mentre il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini festeggia tramite Twitter la chiusura della vicenda.

20 milioninascosti fra i cespugli

Le tele si trovavano su un isolotto chiamato Turunciuk, lungo il corso del fiume Dnestr, ancora in territorio ucraino, per la precisione nella regionedi Odessa, ma pronte a dirigersi nella vicinaMoldova.

Secondo le ricostruzioni fatte finora, i ladri le hanno fatte arrivare lì con una semplicissima spedizione postale internazionale e le tele se ne stavano nascoste in alcuni cespugli, avvolte in sacchi di plastica.

La banda che ha messo a segno il furto la sera del 19 novembre dello scorso anno è già stata sgominata con gli arresti effettuati a marzo, quando i carabinieri della sezione speciale per il recupero del patrimonio artistico e la squadra mobile di Verona hanno arrestato 3 persone in Veneto e 9 in Moldova. Fra di loro, il vigilante in servizio al museo la sera dell’irruzione, il fratello di lui, anch’egli vigilante, e la fidanzata moldava di quest’ultimo, effettivo tramite con gli altri complici.

Con il ritrovamento dei quadri, la vicenda si è chiusa.

Alle opere recuperate gli esperti danno un valore attorno ai 20 milioni di euro, ma secondo alcuni c’è una palese sottostima. Fra le tele ci sono il “Giudizio di Salomone”, un “Ritratto di ammiraglio veneziano” e una “Madonna allattante” del Tintoretto, una rappresentazione della “Sacra Famiglia” di Andrea Mantegna, la “Dama delle licnidi” di Rubens e la splendida “Madonna della Quaglia” di Pisanello.

Se di furto su commissione si tratta, come tutto lascia presumere, non si può dire che chi ha scelto non abbia un gusto molto raffinato.

Recuperato, venduto, vendibile e introvabile

Quadri come quelli rubati a Verona non possono certo essere rivenduti come se nulla fosse, attraverso i canali ufficiali del mondo dell’Arte, quindi è da presumere che qualcuno – uno o più di uno – trovandosi uno spazio vuoto sopra il caminetto, abbia deciso di riempirlo facendo spese al museo di Castelvecchio.

Pagando, s’intende, quel che c’è da pagare.

In altri casi, invece, il furto è effettuato con minore organizzazione, se così si può dire. È ciò che capitò,ad esempio, alla “Madonna dei Fusi”, che alcuni attribuiscono aLeonardo da Vinci, rubata nel 2003 dal Castello di Drumlanrig in Scozia: i ladri si ritrovarono per le mani qualcosa diimpossibile da vendere e, alla fine, se ne sbarazzarono spacciandolo per una copia dell’originale, o almeno così si dice. Sta di fatto che la “Madonna dei fusi” finì nella sala d’attesa di uno studio legale di Glasgow fino al giorno in cui un cliente se la trovò di fronte e pensò a quanto quella copia fosse ben fatta. Qualche tempo dopo, il quadro lasciò lo studio legale in compagnia della polizia che intendeva riportarlo a casa.

Il destino peggiore, però, è quello delle opere rubate e mai più ritrovate, come la “Natività con San Lorenzo e San Francesco d’Assisi”, il dipinto di Caravaggio che fino al tardo pomeriggio del 17 ottobre del 1969 si sarebbe potuto ammirare presso l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo. Nella notte, la tela sparì nel nulla e, da allora, non se n’è saputo più nulla.