“È arrivato il momento di comunicarvi di essere risultato positivo al virus dell’HIV e di aver contratto l’AIDS. Ho voluto che questa informazione rimanesse riservata fino a questo momento al fine di proteggere la privacy della gente che mi circonda. É arrivato però il momento che i miei amici e i miei fan conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa terribile malattia”. Esattamente due giorni dopo aver dichiarato di essere affetto da HIV, Freddy Mercury, il 24 novembre di venticinque anni fa, nella sua casa di Logan Place, a Kensington, nel cuore di Londra, si spegne all’età di quarantacinque anni.

Chi era Freddy Mercury

Freddy Mercury nasce a Zanzibar il 5 settembre 1946. Grande seguace di Zoroastro, portato per lo sport, amante spassionato delle cravatte che però non ha mai indossato, appassionato di arte e grande seguace del pittore bielorusso Chagall, Freddy Mercury aveva un’idea ben definita del suo ruolo di artista. A chi gli chiedeva se la musica poteva cambiare il mondo, egli rispondeva che cambiare il modo era compito dei politici, che di artisti che potessero fare quel genere di cose, ce n’erano davvero pochi e che uno di loro era sicuramente John Lennon, uomo dotato di grande intelligenza. Mercury riteneva di avere come unica responsabilità, quella di fare uno spettacolo meraviglioso, affinché gli spettatori avessero un intrattenimento bello e potente.

Freddy Mercury era un grande ammiratore di Jimi Hendrix, Aretha Franklin, David Bowie e dei Led Zeppelin. Aveva un’ossessione per il soprano Montserrat Caballè, tant’è che quando dovette registrare con lei le canzoni dell’album Barcelona, fece rinnovare tutti i bagni delle donne nello studio di registrazione, onde evitare che la cantante spagnola potesse essere scontenta dell’accoglienza.

Freddy era capace di restare in solitudine nella sua casa per settimane, e poi d’improvviso invitare ospiti e amici per stupirli, indossando vestiti e costumi appariscenti ed eccentrici. Egli riusciva, infatti, a essere credibile anche nei suoi look più improbabili, mettendo la sua creatività al servizio dello spettacolo. Dopo i travestimenti ultra-kitsch degli anni ‘70, in puro stile glam e i capelli lunghi, dagli anni ’80 il cantante è riuscito a trovare l’aspetto che è diventato il suo segno distintivo nei concerti, entrando di prepotenza nell’immaginario collettivo: capelli corti, baffi alla Clark Gable, petto nudo, a volte coperto dalla stola regale o dalla bandiera inglese, pantaloni e scarpe rigorosamente bianche, e microfono impugnato come se fosse uno scettro, per far capire alla gente che loro erano i Queen, ma lui “The King”. Non c’è modo migliore di ricordare questo grande artista, se non con una delle sue canzoni di maggior successo: Bohemian Rhapsody.