Dal 2003 in poi le pubblicazioni. Prima su Hystrio, poi sulle Editions Espaces, poi su Editoria & Spettacolo. In scena dal 1991. In tutta Italia ma anche, molto, in Francia. Tra i protagonisti delle residenze di drammaturgia di Grenoble, Studiato all'università di Parigi. E negli Stati Uniti, all'università di Chicago. Questo 11 novembre sarà rappresentato - con sold out raggiunto da giorni - a Hong Kong.
Tino Caspanello, drammaturgo, regista e attore, e il suo "Teatro del pubblico incanto" hanno travolto i confini più di una volta e continuano a farlo.
Caspanello scrive in #siciliano. Lui e Cinzia Muscolino, compagna di vita e di palcoscenico, e Tino Calabrò, il terzo componente della piccola compagnia, recitano in siciliano. Una schiera di traduttori oltralpe si è specializzata nel rendere in francese i metasignificati della sua lingua. Altrettanto hanno fatto gli americani.
In lingua siciliana, la lingua dei silenzi
Tino è nato a Pagliara, nel Messinese. Dopo un po' di giri per studio tra Bologna e altre capitali italiane, ci è tornato. Pagliara è periferia della periferia. Un minuscolo centro di una enorme provincia che fa capo a una delle città siciliane più in bilico tra non-sense e non-luogo, con quel ponte che non c'è e che pure ne assorbe in gran parte l'identità.
"Mari", lo spettacolo con cui sarà a Hong Kong, ha debuttato 13 anni fa. "E' una piccola cosa preziosa - ne dice su Hystrio Emanuela Garampelli - La sensibile regia riesce a mettere in luce l'impercettibile e a rendere il non detto indispensabile quanto gli intervalli tra le note".
Il siciliano di Caspanello è il siciliano dell'epica e del dramma.
Quello dei silenzi e delle pause. Quello del ritmo e degli accordi. "Una lingua che si ferma sulla soglia di una storia", scrive Donatella Molino sul quotidiano "La Sicilia".
Una patria minuscola che lo conosce poco
In Sicilia è stato variamente rappresentato, il #teatro di Caspanello. Ma basta vedere il "diario" delle sue produzioni per scoprire che non ha una "casa". Spuntano, i suoi titoli, un po' dappertutto, che è come dire da nessuna parte.
Per seguirlo devi rincorrerlo.
Davvero poco di questa produzione è stato visto nella sua città, Messina. Il che è un bene, perché significa che, sul passaparola di critici e spettatori, la sua drammaturgia non viene confinata in un ambito, nonostante oppure a causa della lingua. Ma è anche un male, perché il territorio che lo ispira, che gli ispira storie realmente universali, lo ha come scomodo o sconosciuto ospite.
Una resistenza inconsapevole ed eroica
Eppure Caspanello testardamente continua a vivere a Pagliara. E tra Pagliara e Messina. Testardamente resta avvinghiato alle sue radici. Testardamente partecipa agli "eventi" che si realizzano nei suoi paraggi, eventi a volte di rilievo, spesso di interesse solo per i piccoli luoghi in cui avvengono.
Forse la sua è resistenza. Forse però ne è inconsapevole. Forse uno che potrebbe vivere molto meglio a Parigi che nel paesino in cui è nato è una sorta di eroe post moderno. Forse.
Il Centro di drammaturgia siciliana
Forse, invece, Tino sa esattamente quello che fa. E ciò contro cui si batte non sono "mulini a vento" ma le mentalità dell'oblìo, le globalizzazioni dell'intimo, i rinascimenti di cartapesta.
E infatti ha creato, a Pagliara, il Centro di Drammaturgia Siciliana. Che, in partenariato con la Maison d'Europe et d'Orient di Parigi, la Maison Antoine Vitez di Parigi e il Triosieme Bureau di Grenoble assiste gli autori, segnala testi, analizza immaginari. E tutto è in chiaro: autori, curricula, titoli e sinossi sono alla portata di un clic, e al giudizio di chiunque voglia leggere.