Ci sono mostre che difficilmente possono essere spiegate con le parole.
Ci sono mostre che enfatizzano l’Arte e le relazioni, rendendo il mondo un unico luogo e un'unica dimensione. Andiamo tutti a Venezia per una esposizione, che rappresenta un trait d’union tra l’Italia e il Giappone
Il concetto di partenza è suggerito dal maestro Shogoro: Ragnarǫk. Questo precetto filosofico non ha origine in Giappone, ma in Islanda. Si racconta che il concetto di Ragnarǫk arrivò fin in Oriente nel passato.
Questa teoria si divide tra la fede e l’occulto: l’eterna battaglia tra le potenze della luce e quelle delle tenebre.
Con Richard Wagner il Ragnarǫk prese la denominazione di “crepuscolo degli dei “ e divenne un vera a propria opera musicale.
Dagli artisti coinvolti in questa mostra emergono due visioni del concetto di “Ragnarok”, per entrambi le culture incombe la fine del mondo, dove non ci saranno vincitori, tutti gli dei morranno .Tutto inizierà da capo.
Il gruppo Collettivo 13 vuole trasmettere uno spunto di riflessione su quanto l’uomo sia in grado di fare, di giusto e di sbagliato; su quanto possa interferire positivamente o negativamente sul corso della propria vita, fino ad influenzare a volte inconsapevolmente la vita degli altri. Forse non ci sarà mai una fine, ma un cambiamento può verificarsi.
Per gli artisti giapponesi seguiti dal maestro Shogoro ラグナロク (ragnarok) è un vero monito come se la fine fosse ormai giunta: “Sta per iniziare una nuova epoca, dove ognuno di noi sarà invitato a liberarsi dai confini esistenti, come nazione, etnia, razza e religione.
Rispettando gli altri senza filtri o pregiudizi che si sono creati inconsapevolmente si potrà raggiungere l’autonomia individuale.”
Alla fine i due pensieri si incontrano, il memento comune è un'esortazione per proporsi positivamente verso gli altri.
L’arte torna ad esprimersi in questo concetto al limite della spiritualità e della filosofia.
Il gruppo Collettivo 13 collabora da alcuni anni con la scuola e gli artisti legati al maestro Shogoro: sono il gruppo italiano composto da Elena Lombardi, Stefano Giglio, Matteo Bagolin. La loro scelta di unirsi sempre più alla cultura giapponese non è casuale, ma il volersi confrontare con una realtà che sembrava essere lontana, per scoprire che, alla fine, non è poi così distante e gli aspetti di similitudine e di contatto sono più numerosi di quelli che possano sembrare, soprattutto se si è nell’ambito dell’arte.
La mostra, partita il 20 novembre 2016, è presso lo spazio FORTino a Forte Carpenedo Venezia, con il patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano e Fondazione Italia Giappone c/o Ministero Affari Esteri.
La location è di grande fascino: la mostra è ospitata in una fortezza ottocentesca costruita su un'isola circondata da foreste. Avrete l’impressione di essere in un luogo fuori dal mondo. Gli artisti giapponesi che esporranno sono i seguenti: Rie Miyatake, Satoko Mori, Hiroko Nakano, Masanori Otsuka, Masako Hara, Ayaka Miyoshi, Sanae Nakata, Aya Yamamoto.
Il prossimo appuntamento è il Shokuju Party domenica 27-11-2016 ore 15.00, Forte Carpenedo – Via Vallon 101 – Venezia.