Il 60% degli italiani non legge. Questi i dati allarmanti dell'Istat che confermano lo stacco di 20 punti dell'Italia da altri Paesi europei circa il numero di lettori. Enormi differenze sociali, analfabetismo di ritorno e divario Nord-Sud sono lo specchio di un Paese – patria della lingua di Dante – che non ha mai registrato significativi rialzi degli indici di lettura, soprattutto nell'era digitale.

I dati dei lettori in Italia

L'Italia, patria di scrittori, poeti e filosofi, il Paese della cultura, la terra che ha dato i natali a Dante e Petrarca, a Bembo e Manzoni, la Nazione resa celebre nel mondo per la cultura e l'arte, ha un popolo di non lettori.

Paradosso, questo, tutto italiano. Meno della metà della popolazione italiana legge Libri. Il 9,1% delle famiglie non ha alcun libro in casa, il 64,4% ne ha al massimo 100. Nel Sud si legge meno che al Nord. Al Sud il 28% (una persona su tre) ha letto almeno un libro mentre nelle Isole i lettori sono il 33,1%. I lettori forti, che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 13,7% mentre arrivano al 45% i lettori deboli con non più di tre libri in un anno. L’8,2% della popolazione attiva su Internet ha scaricato libri on-line o e-book.

Le cause del calo della lettura

Dal 2010 ad oggi Il Bel Paese conta 3 milioni e 300 mila lettori in meno. Attualmente solo un terzo del pubblico maschile è in attivo, mentre le donne detengono il primato.

La crisi ha colpito in maniera drastica i giovanissimi: i lettori maschi tra gli 11 e i 14 anni sono diminuiti di più del 25%. La colpa è da imputare in parte all'avvento di Internet e dei Social Network che favoriscono una lettura “scorrevole”, veloce e poco impegnativa: poche righe, elementi essenziali e notizie flash hanno soppiantato la fruizione del libro e del giornale cartaceo.

Oggi ci si informa velocemente su Facebook o su Twitter, piattaforme digitali che connettono le persone nel mondo, divenute luogo di informazione e divulgazione della cultura. I bassi livelli di lettura sono dovuti anche a quell'analfabetismo di ritorno di cui parlava il linguista Tullio De Mauro. In età adulta, se le conoscenze acquisite sui banchi di scuola non vengono alimentate e rispolverate finiscono nel dimenticatoio e ciò è dovuto alla nostra memoria.

“Data la natura selettiva della nostra memoria, si constata che in età adulta tendiamo a regredire di cinque anni rispetto ai livelli massimi raggiunti durante gli studi a meno che, ed è fondamentale, non continuiamo a esercitare quella competenza”, chiariva a Il Mattino. Se il cervello non viene allenato e la memoria sollecitata le abilità e competenze basilari – leggere, scrivere, fare i conti – regrediscono almeno fino ai livelli della terza media. Il caso italiano ha spinto 600 docenti universitari, accademici della Crusca, sociologi e linguisti a scrivere una lettera-denuncia intitolata Saper leggere e scrivere: una proposta contro il declino dell’italiano a scuola. “Molti studenti scrivono male in italiano, servono interventi urgenti.

È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente", si legge nel documento. E chiedono l'intervento del governo per porre rimedio alla situazione attivando progetti e modifiche nel sistema scolastico e didattico. I professori lamentano errori ortografici e grammaticali presenti nelle tesi di laurea, errori a malapena tollerabili alla scuole elementari.