Zabatta Staila. Questo il nome d'arte di un gruppo di giovani cantanti cosentini, che da alcuni mesi a questa parte stanno avendo molto successo fra i giovani calabresi e non solo. Incuriositi da questa simpatica crew, abbiamo deciso di intervistarli per farci raccontare qualcosa di più su di loro. Si presentano al pubblico mascherati, interpretando delle canzoni coinvolgenti e movimentate, entusiasmando i giovani che li seguono durante le esibizioni.

I loro testi tendono a ironizzare sui modi di fare e di vestire del cosentino medio e, qualche volta, punzecchiano anche la politica locale senza mai esagerare.

La band è composta da sei bizzarri personaggi: Zabatta, Marracaibo, Jakky Di Nola, I Vana Spagna e Solfamì.

Chi sono i Zabatta Staila

Iniziamo dal personaggio più enigmatico e dalla voce particolare, che manda in visibilio il pubblico. Si tratta di Jakky Di Nola, che ha spopolato con il tormentone "Libergini i Montescuro".

"Ciao, sono Jakky Di Nola. In realtà mi volevo vestire da Zorro. L'Idea delle maschere è bella; quella che indosso io costava 16 sterline su Amazon, ed è arrivata il giorno prima del nostro primo live, meno male. Il vestito è quello della prima comunione, bel ricordo".

Rivelerete mai al pubblico la vostra vera identità? "La nostra vera identità è un segreto di Pulcinella".

Come stai vivendo questa ondata di successo improvvisa?

"Il successo ti cambia la vita, ho comprato una Porsche e un superattico a Vadue".

Hai un sogno artistico e musicale per il futuro? "Voglio imparare a suonare il clavicembalo. Il futuro è da scoprire. Non prendiamoci sul serio".

Come è nata l’idea di formare il vostro gruppo? "A Zabatta servivano 5 o 6 persone, io passavo di lì per caso".

C’è qualche artista o genere musicale a cui ti ispiri? "Ci ispiriamo ad opere architettoniche e le trasformiamo in musica".

Vuoi dire qualcosa ai vostri fan? "Più che altro alle fan, siete belle ma è più bello Kalatrava".

Altro componente del gruppo è Marracaibo. Si presenta al pubblico con una maschera a tratti inquietante, ed è il protagonista indiscusso degli show; un intrattenitore unico nel suo genere.

Ciao Marracaibo, presentati ai nostri lettori: "Ciao, sono Marracaibo, spalla sul palco e amico nella vita. Distribuisco i gadget e tengo a bada gli ubriachi, quando non sono io ad esserlo. Uso una maschera perché la mia faccia è orribilmente sfigurata; un coniglio che sanguina è come Mary Poppins che ti prende a calci: è divertente ma ti lascia perplesso".

Qual è il tuo vero nome? "Non rivelerò mai chi sono perché non sono nessuno".

Da quanti anni vi conoscete con gli altri? "Ci conosciamo da circa 20 anni".

A quale genere musicale vi ispirate maggiormente? "Non ci ispiriamo ad un unico genere musicale. Le nostre canzoni sono influenzate da diversi tipi di musica, dal rap al metal e dal trap al dubstep".

Volete lanciare un messaggio in particolare con le vostre canzoni? "Il messaggio è nella segreteria telefonica, ma nessuno le usa più".

Qual è il tuo rapporto con i fan e con la fama? "Non abbiamo fan, abbiamo gente che ci ascolta. Il successo succede e noi accadiamo con lui".

Musica e voce del gruppo

A dare vita alle basi delle canzoni è un duo. Loro sono I Vana Spagna, un nome basato su un simpatico gioco linguistico.

"Ciao, siamo i Vana Spagna, un duo hard-rock, pop, etno-folk, snaif, british ghiegghio-pop. Come tutti ormai sapete eravamo uno, ma poi un signore di Cantinelle ci ha clonati e ora siamo in due".

La vostra musica a cosa si ispira? "Ci ispiriamo all'aspirina e ci piace essere simmetrici ogni giovedì.

La clonazione ha causato qualche effetto collaterale, ci ha dotato di più carisma e fantomatico mistero, come un'impercettibile calvizie che alle donne piace di mercoledì".

Che rapporto avete col pubblico? "Spesso ci riconoscono ma non lo sanno, quindi va bene. La fama più che averci cambiato, ci ha scambiati, quindi ora non sappiamo più chi è l'uno e chi è l’altro...ma anche questo va bene".

Anima della crew è un altro duo: Zabatta e Solfamì, inarrestabili sul palco e coinvolgenti. Il loro carisma e sarcasmo danno quel tocco di originalità che contraddistingue i pezzi e le performance.

Ciao Zabatta, parlaci un po' di te: "Ciao, sono Zabatta (almeno credo) ed ero io che mi volevo vestire da Zorro e tutto sommato ci sono riuscito.

Riesco a fare dei salti impressionanti anche se devo imparare a controllare meglio l'atterraggio. Sono giovane perché scrivo tutto con la Kappa, 'anke adesso kome vedi'. Ho quasi sempre 23 anni, dipende molto dall'umidità e dal periodo".

Cosa è cambiato in seguito alla notorietà? "Di certo i soldi, la fama mi hanno cambiato, ma rimango legato alle mie origini. Una vita agiata non vuol dire dimenticare da dove si è venuti. Ora anch'io con il mio macchinone a cambiali vado all'IperStanda a farmi 'l'atteggio', ma nessuno mi riconosce. Ah già: usiamo le maschere...'mannaia a mia' e a Zorro".

Come nascono i vostri testi? "Con Solfamì scriviamo le canzoni sul balcone vista carcere".

Ciao Solfamì, presentati ai lettori: "Sono Solfamì, sono unisex, bello e piaccio parecchio.

Ma siantu. In realtà sono io Zorro, e travestirmi da Solfamì mi è sembrato geniale".

Diventare famoso ti ha cambiato? "Io ero già famoso dunque niente, tutto come prima".

Che progetti hai per il futuro? "In futuro voglio diventare grande".

Come vi siete conosciuti con Zabatta? "Con Zabatta ci siamo conosciuti al Coni Zorro, lui era vestito da D'Artagnan e io da Athos e ci siamo piaciuti, perché io piaccio subito. Abbiamo formato la band. Bella questa!".