Palazzo Zenobio (Collegio degli Armeni) è una cornice rara e ricercata per gli artisti, sono pochi i fortunati che hanno occasione di prendere pare ad un esposizione di opere in esso. Due fortunati sono Jean Boghossian e Miro Persolja (insieme al fratello Sebastjan), i quali hanno riempito le sale del primo piano della struttura con le loro opere in occasione della 57° edizione della Biennale Internazionale d'Arte. I due artisti hanno formato dei percorsi totalmente diversi sia per lo stile di realizzazione, sia per i soggetti esaminati, creando una mostra varia ed interessante.
Jean Boghossian e l'arte del fuoco
Vicino all'entrata del Palazzo, inizia la mostra su Jean Boghossian, artista nato ad Aleppo e di origine armena.
La sua esposizione prende il nome di Fiamma Inestinguibile, traendo spunto dalla tipologia artistica messa in atto e fortemente legata all'elemento del fuoco. Le opere esposte sono varie, di diverse forme e dimensioni, colpiscono in particolare le steli funebri che sembrano scaturire da libri bruciati, i muri bucherellati come nell'istante dopo una sparatoria, grandi istallazioni a muro con la macchia generata dal fumo. L'arte portata da Boghossian non è solo appariscente, il fuoco è un elemento che da solo attira facilmente la nostra attenzione, ma è anche colma di significati e riferimenti storici che si rifanno alla difficile storia armena: c'è un sicuro richiamo al genocidio degli armeni del 1915 nei muri bucherellati che ricordano la fucilazione.
Tuttavia, l'arte del fuoco ci trasporta anche nel mondo spirituale, quasi onirico, tipico del medio oriente.
Miro Persolja: l'Universo di colore
La seconda parte della mostra è occupata da Miro e Sebastjan Persolja: due artisti, fratelli, totalmente diversi, con un interesse comune per la pietra.
Le opere di Miro, riempiono due sale, trasportando lo spettatore in un mondo di stelle e galassie realizzate a mosaico con gamme di colori accese e variegate, rappresentanti cerchi concentrici con raggi che puntano verso l'esterno, come in un ipotetico e cangiante Big Bang.
L'opera che spicca fra tutte e che si differenzia fortemente dalle altre è Tributo a Klimt, una ripresa del celebre Bacio dell'artista austriaco, reso sostituendo le parti in oro con pietre colorate ci vario tipo.
Sebastjan Persolja, invece, si dedica più alla scultura, realizzando due piccole opere poste al centro delle sale, di colore bianco, che vanno a contrastare i mille cromatismi provenienti dalle pareti.
Il padiglione degli Armeni offre una mostra varia e curiosa, non scontata, e molto coinvolgente, con cenni storici ed uno sguardo alla modernità.