Fo vuol dire"faggio". Parola di Jacopo, scrittore, attore, regista, fumettista, intervenuto l'1 ottobre al Teatro Nuovo di Ferrara durante il festival del giornalismo organizzato da Internazionale, rivista di geopolitica. Sarà per questo che qualche decennio fa Jacopo Fo, insieme al padre Dario ed alla madre Franca Rame, fondò nel cuore dell'Umbria in una gran vallata la "Libera Università di Alcatraz" dove gli ossimori s'incontrano nell'allegro paradosso di un'università (o scuola di vita) che è libera, ma porta il nome del famigerato carcere di massima sicurezza un tempo posto nell'isola della Baia di San Francisco.

Come dire che il senso delle cose nasce da una disciplina interiore che ti fa scegliere ciò che vuoi. Sarà anche per questo che dal palco di Internazionale Jacopo Fo ha descritto la sua esperienza di promotore del cibo biologico insieme agli altri ospiti, fra i quali Santiago Paz, della Cooperativa "Norandino" in Perù che esporta cacao e caffè in tutto il mondo attraverso le linee del "commercio equo" e Gunter Wallnofer, agricoltore ed allevatore biologico che a seguito di una serrata battaglia è riuscito ad ottenere un provvedimento normativo che vieta l'uso dei pesticidi nel comune di Malles in Val Venosta.

Innovare significa vincere le resistenze

Il primo ristorante "bio" fu aperto dai Fo nel 1982 "quando ancora la gente non sapeva che cosa fosse", come sottolinea Jacopo, insieme al fatto che non ci sono modelli da imporre, ma soltanto vie da indicare per chi voglia perseguire "semi di cambiamento".

La corretta relazione con il cibo, l'amore per i boschi e l'ecologismo, la creatività, rappresentano centri concentrici di una dimensione unica di "salute e benessere" da diffondere. "Ora ad Alcatraz siamo in 200, ma potremmo aumentare", commenta Fo che ricorda anche l'impegno sociale dei suoi genitori e le lotte compiute per la libertà di scelta delle donne sul modo di partorire (che non ebbero mai grossa eco sui giornali) e per l'istituzione dei "Dottor Sorriso" di Patch Adams negli ospedali pediatrici (che si dovette avvalere dell'appoggio dell'allora ministra della Sanità Rosy Bindi).

"Oggi, come nel passato, per innovare è indispensabile vincere le resistenze - ribadisce Fo - e far comprendere che riformare le abitudini migliora la qualità della vita. Un altro dei nostri progetti in agricoltura prevede, ad esempio, l'aratura del terreno senza rovesciare le zolle all'aria aperta. L'anidride carbonica resterebbe imprigionata e l'emissione dei gas serra subirebbe un forte decremento.

Le tecnologie permettono tutto questo garantendo la medesima produttività". Quali sono, però, secondo Fo i veri fattori ostativi e guasti del "sistema dominante"? "L'isolamento e l'autoreferenzialità dei progetti che sono scarsamente condivisi e la mancanza di passione. Se ci alzassimo al mattino appassionati di ciò che dobbiamo fare avremmo maggiori motivazioni e spinta verso il nuovo".