Il secolare sogno di ricostruire il tempio di Giove nella Valle dei Templi, ad Agrigento - il più grande tra quelli presenti in Sicilia - si potrà avverare? Del progetto si è riparlato in occasione di una visita nel capoluogo siciliano dell'assessore regionale ai Beni Culturali, Vittorio Sgarbi. Diciamo si è riparlato, perché un progetto di anastilosi dell'edificio sacro, cioè di una sua anche parziale ricostruzione mediante la ricomposizione con i pezzi originali delle antiche strutture sparse nell'area in cui sorgeva il luogo di culto, è praticamente impossibile secondo gli studiosi dell'Ente Parco di Agrigento che hanno studiato il caso.
Le sue colonne usate per costruire un porto
Mancano all'appello troppi pezzi, perché nei secoli il materiale è stato utilizzato molto probabilmente per realizzare nel Settecento il molo del Porto di Girgenti, e comunque spesso e volentieri il sito è stato saccheggiato, come fosse una cava, per varie costruzioni. Non è certo neppure che sia stato ultimato, infatti diversi pittori ce lo mostrano nelle loro opere disegnando solo macerie.
Qualche anno fa venne avanzata l'idea di innalzare parte di questa famosa costruzione - realizzata dopo la vittoria degli akragantini nella battaglia di Imera del 480 a.C. contro la potenza cartaginese - e si stimò una spesa di 400mila euro. Per trovare i soldi, si decise di organizzare un'asta, vendendo all'incanto alcuni quadri appartenenti all'Ente Parco.
Alla fine si racimolarono solo 80mila euro che vennero dirottati verso un'altra opera: la costruzione di una passerella per facilitare il cammino dei visitatori che devono raggiungere il tempio di Giove provenendo da quello di Ercole, e viceversa.
Ricomposti solo tre Telamoni
Nel corso della visita nella Valle dei Templi di Vittorio Sgarbi, è stata comunque avanzata la possibilità di avviare un progetto più didattico, anche se assai meno scenico: una ricostruzione "virtuale" del tempio.
In cosa consista ancora non è stato svelato, ma forse presto potremo saperne qualcosa di più. Più volte, nei tempi passati, è stato proposto di ricostruire almeno una sezione del tempio greco. Nonostante ciò, l'unico che davvero si è cimentato in questa impresa due secoli fa, nel 1825, è stato l’archeologo e artista siracusano e agrigentino di adozione Raffaello Politi, grazie al quale abbiamo una ricostruzione del Telamone, uno dei Giganti che sostenevano l'architrave.
Si tratta di una statua alta 7,65 metri, la più grande dell'antichità in Sicilia, ma anche tra le più grandi opere dell'intera arte greca del periodo. Sulla sua funzione, ancora oggi gli studiosi riescono solo ad avanzare suggestive ipotesi.
I turisti possono ammirarlo in una delle sale del Museo archeologico di Agrigento, addossato alla parete di fondo ed esposto insieme a tre teste ritrovate di altri Telamoni. Successivamente, anche altri due Telamoni sono stati ricostruiti ed ora giacciono nel sito dove sorgevano. Così, del magnifico tempio di Giove descritto dallo storico Diodoro Siculo, e i cui resti sono stati fotografati o dipinti da tantissimi celebri visitatori, è stato possibile ricostruire solo tre Giganti. Troppo poco per poter parlare di una anastilosi fisica.