Nell'ottobre del 2016 Toni Servillo, regista e attore italiano tra i più amati e conosciuti di questi anni, debutta sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano con lo spettacolo 'Elvira', da lui diretto e interpretato, ottenendo un successo clamoroso (e prevedibile): 26.946 spettatori in due mesi di repliche.
Dopo questa prima fase di esibizioni milanesi, servillo porta l'opera in tournée, dando il via a una lunga serie di allestimenti, in Italia e all'estero: a Parigi (dove si raggiunge il sold out per tutte le date), e poi a Napoli, a Firenze, ad Ancona, a Madrid.
Al successo di pubblico si aggiunge come sempre quello di critica, nostrana e non.
Dal 13 al 25 marzo di quest'anno 'Elvira' approda finalmente sul celebre palcoscenico del Teatro Carignano di Torino, ottenendo il consueto successo.
La genesi dello spettacolo
Nel 1940 il grande attore francese Louis Jouvet tiene, presso il Conservatoire d'Art Dramatique di Parigi, sette lezioni sull'arte del recitare e sul mestiere dell'attore. Sette lezioni destinate a una giovane allieva dell'accademia nel tentativo di aiutarla ad affrontare l'interpretazione di Elvira, personaggio dell'opera 'Don Giovanni': uno dei capolavori più belli e famosi del commediografo e attore francese Molière. L'importanza di questi incontri spinse Jouvet alla richiesta di farli stenografare e tale accortezza si rilevò successivamente tutt'altro che inutile: anni dopo la stenografia delle sette lezioni divenne fonte di ispirazione per la regista francese Brigitte Jacques, che basò la struttura drammaturgica del testo 'Elvire Jouvet 40' su tali trascrizioni.
L'opera debuttò sul palco del Théâtre National de Strasbourg nel 1986. Proprio sul testo di Brigitte Jacques e dunque, indirettamente, sulle stesse parole di Jouvet e sulle sue teorie, si basa l'elaborazione dell'allestimento di Servillo.
Servillo e Jouvet
Soffermarsi sulle doti attoriali di Toni Servillo risulta ormai quasi scontato.
Dopo anni di splendide interpretazioni teatrali e cinematografiche, dopo aver visto 'La grande bellezza' e 'Una vita tranquilla', l'impeccabilità è semplicemente ciò che chiunque si aspetta da lui. Inutile dire, dunque, che anche questa volta l'esibizione che ci ha regalato è stata perfetta. Pulita, limpida, senza sbavature, senza intoppi, sembra nato per fare quello, per essere quello, ed esserlo nel modo migliore: Servillo è l'attore.
Il testo che affronta per la realizzazione di 'Elvira' è un testo complesso, tecnico, e tuttavia capace di estrema scorrevolezza e trasparenza, com'è proprio solo delle opere degli autori più brillanti: parole che si srotolano veloci e leggere, articolate eppure chiare, affidate alla voce di un interprete impeccabile che ce le restituisce in modo immediato, donando loro una musicalità piacevolissima. Nessun appunto, impossibile farne. Eppure, qualcosa nel complesso sembra stonare. Una strana freddezza che non permette allo spettacolo di 'arrivare al cuore', o di farlo fino in fondo: colpisce solo a tratti. Certo, si gode della bravura di Servillo, di questa magia che lo contraddistingue, ma è un godimento prevalentemente estetico e qualcuno esce dal teatro con l'aria di chi non è stato 'trafitto' del tutto: sfiorato con grande maestria, cullato dalla bellezza delle parole e dalla presenza scenica dell'interprete, ma non sedotto.
Forse commetto un atto di blasfemia nell'ammettere di aver intravisto qualche esercizio di stile fine a se stesso e di aver avvertito il peso di un estetismo che finisce per soffocare l'emotività. Ma, probabilmente, non era l'emotività l'obiettivo di questo spettacolo e nella resa si è ottenuto semplicemente ciò cui si aspirava. Come sempre, lo spettatore tende a pretendere dall'arte ciò che si aspetta, a torto o a ragione. Nell'arte non si è mai obiettivi e si è egoisti nelle aspettative.