Capire quali siano gli ingredienti adatti a forgiare uomini – possibilmente di successo – non è semplice. Da adulti ci si può avvicinare a segnalarli, avendo come riferimento il proprio percorso. Tuttavia, è, per l’appunto, il proprio percorso. E non è detto che possa essere adatto a essere usato come orientamento vitale per altri individui. Insomma, gli stereotipi maschili trattati da Rocco Civitarese nel suo romanzo di esordio, “Giaguari invisibili” (Feltrinelli, pagine 192) sono trattati con la lente di ingrandimento. Con scetticismo. Nella nascosta speranza – in definitiva, vana – di scoprirne le attitudini vittoriose.

Purtroppo, tutto quello che la disamina mette in luce, come per tutti i quesiti di marca psicologica, è un risultato parziale. I dubbi dei ragazzi che lo scrittore immette nel suo libro si coagulano intorno a diversi temi. Meglio un fisico da palestrato o un’intelligenza acuta? Il successo con le donne o ambiziosi progetti personali? Le conclusioni conducono verso opinioni discordanti.

Trama del romanzo

“Giaguari invisibili” – sarà disponibile dal 5 aprile 2018 – è un romanzo di formazione. Si potrebbe dire di formazioni multiple. Infatti, gli individui, sostanzialmente i ragazzi che abitano le pagine del volume, hanno una tensione personale che li porta verso un proprio caratteristico destino.

Quasi una sorta di orchestra costituita da solisti. Suonano insieme, ma ognuno si contraddistingue per il suo assolo. La trama ha un incipit di marca didattica: un test di Medicina. Uno dei protagonisti della narrazione, Pietro, si prepara per la data. Studia. Esegue il test. Fallisce la prova. L’obiettivo è stato mancato. È un insuccesso.

Per il protagonista è, tuttavia, l’occasione giusta per fare chiarezza. Su se stesso. Insomma, vorrebbe capire la relazione che – lui è convinto che esista – intercorre tra il suo comportamento passato e l’attuale tracollo. Così, attraverso l’escamotage narrativo del flashback, inizia il racconto.

I personaggi di “Giaguari invisibili”

Oltre al citato Pietro, motore primo della storia di Civitavese, sono presenti altri due studenti. Anch’essi frequentano un liceo classico di Pavia, città, dove è ambientata l’intera narrazione. C’è Giustino. Il suo sogno lo porterebbe a diventare un fumettista. Invece Davide, vedrebbe di buon occhio una sua eventuale carriera nell’ambiente sportivo. Ambirebbe a diventare un campione della pallacanestro. I tre ci provano, ma non hanno la vitalità giusta per saltare di là dalla siepe dell’adolescenza. E non riescono a individuare con precisione il loro posto nel mondo.