Li avevamo lasciati così. Coi volti prima felici, poi a poco a poco più aleatori, sospesi, vacui. Chi non ricorda la sequenza conclusiva de il laureato di Mike Nichols, uscito nelle sale americane cinquant’anni orsono? Superfluo dilungarsi sul carattere rivoluzionario di quella pellicola, che per la prima volta trasformava un progetto marginale, un soggetto moralmente discutibile e un attore nuovo e un po’ bruttino (Dustin Hoffman) in un successo di livello planetario. Che dire ancora della svergognata Mrs. Robinson che inorridiva i puritani? Della molle accidia del protagonista Benjamin, attanagliato in un vuoto esistenziale fagocitante bisogni, motivazioni e desideri?
Cos’altro aggiungere ad un finale simbolo di una generazione, di quel fermento giovanile che nel 1967 non attendeva altro che esplodere perché, come cantava Bob Dylan, “i tempi stanno cambiando”? Il tutto adornato dalla perenne colonna sonora di Simon & Garfunkel, di cui oggi come ieri risuona l’hello darkness my old friend che sta al principio del suono del silenzio, emblema di tutta un’incomunicabilità e alienazione giovanile.
La storia dietro al film
Quello che forse non tutti sanno è che il produttore Lawrence Turman acquistò i diritti da un romanzo scritto nel 1963 da uno sconosciuto scrittore di Pasadena di nome Charles Webb: costui ne guadagnò circa 30 mila dollari perdendone però le spettanze sulle percentuali d’incasso del futuro film e di un eventuale sequel.
Così, quando nel 2005 Webb decise di concepirne il seguito (anche per far fronte alle gravi difficoltà economiche derivanti dal suo stile di vita hippy, che negli anni lo portò a vivere più in baracche e campi nudisti che a fare vita opulenta), dovette dare inizio a una vera e propria battaglia legale per riappropriarsi dei diritti sull’opera.
Una battaglia spuntata nel 2007 con la pubblicazione di Home School.
Il ritorno in Italia dopo dieci lustri
A distanza di ben undici anni, ne arriva proprio in questi giorni, per la Mattioli 1855, la traduzione italiana (a cura di Paolo Cioni), il cui titolo recita un beneaugurante Bentornata Mrs. Robinson. Anche il Belpaese può dunque godere della continuazione della celebre storia, incentrata grossomodo ancora sugli stessi personaggi.
Sono passati otto anni dai fatti. Benjamin ed Elaine hanno cambiato costa e anche vita: ora abitano lontani dalla California, nei sobborghi di New York, e hanno due figli che provano a educare con metodi non convenzionali, alla Rousseau, senza servirsi delle istituzioni scolastiche. Quando però il preside della scuola di riferimento decide di applicare la legge e condurre i due bambini in classe con la forza, ecco che Benjamin matura l’idea di coinvolgere nuovamente la scandalosa Mrs. Robinson, oramai suocera, per sedurre il preside e rimettere le cose a posto. Ma le conseguenze saranno disastrose. Si tratta di una lettura piacevole, leggera, che si consuma piuttosto velocemente (sono circa 170 pagine), che ci riporta agli anni ‘70, all’America di Nixon, un paese la cui innocenza fu dapprima ferita dalla guerra in Vietnam, poi frastornata dallo yuppismo e infine travolta dalla modernità globalizzata.
Un mondo che Webb non ha mai dimenticato, a cui il proprio lifestyle si richiama fortemente e dal cui immaginario trova ispirazione per un nuovo intimo affondo alla società contemporanea, sorprendendo il lettore di quanto le motivazioni della protesta di ieri siano ancora profondamente attuali.