Un altro 25 aprile è arrivato, un altro giorno per riflettere sugli orrori perpetrati dal nazifascismo e sulle conseguenze che quell’agognata ‘Liberazione’ ha avuto sul popolo italiano. Non bisogna mai dimenticare ciò che è stato, la memoria di chi c’era e di chi ha continuato ad onorarla è uno strumento fondamentale da consegnare in mano ai giovani d’oggi che hanno il dovere di guardare indietro per poter andare avanti e dare origine ad un domani decoroso.
Studiare la storia a teatro
La costruzione di una coscienza civica, nella consapevolezza di quel che è stato e non dovrà mai più essere, passa soprattutto attraverso la Scuola che, a corollario del consueto iter formativo, fatto di manuali da studiare e lezioni in classe, offre giornalmente importanti e alternativi spunti didattici, come per esempio la rappresentazione teatrale a cui hanno avuto l’onore di partecipare diversi allievi delle scuole superiori lucchesi, tra i quali molti studenti dell’Istituto Giorgi di Lucca, afferente al polo Fermi-Giorgi della stessa città.
Lo spettacolo di Marco Brinzi, ‘Autobiografia di un picchiatore fascista’, tratto dall’omonimo libro di Giulio Salierno, ha catapultato l’attenzione delle classi presenti al Cred di via Sant’Andrea a Lucca, la 5 A, la 5 B, la 5 D, la 5 ODA, la 4 B, la 4 D, la 3 B dell’Istituto Professionale Giorgi che, accompagnati dai docenti Amabile, Favatà, Giammattei, Maffei e Milazzo hanno avuto l’opportunità di assistere ad un monologo intenso sulla vita di un uomo, dichiaratamente fascista, in un racconto dettagliato di quelli che sono i pericolosi meccanismi che ancora oggi possono indurre le persone ad accostarsi a tale ideologia.
Riflettere per comprendere
In un momento storico dove la scuola e la società vivono una fase di grande aggressività, dove i bulli e i violenti di turno diventano protagonisti della cronaca nazionale, con seri rischi di emulazione da parte dei più giovani, in cerca di una loro identità non ancora definita, dove la messa in discussione dell’autorità è un motivo ricorrente e la ricerca di un modello da seguire un bisogno connaturato al periodo di vita vissuto, portare in scena esperienze così forti può essere un input fondamentale per scatenare una riflessione interiore sulle scelte da effettuare e sulle conseguenze delle proprie azioni.
Per non dimenticare gli orrori del nazifascismo
Il male compiuto dal nazifascismo si riflette ancora oggi sui visi rugosi e segnati dal dolore di chi l’ha vissuto, superato e ne è testimone, volti che raccontano l’orrore e le privazioni di cui sono stati vittime in nome di un’assurda e incontrollata ideologia. Raccontare, narrare, mettere al corrente di quanto accaduto è un dovere per chi l’ha vissuto, ma soprattutto per chi è venuto dopo e deve sapere fino in fondo che ‘liberazione” non è una vuota parola scritta su un calendario in un giorno d’aprile, ma un concetto pieno del coraggio, della forza, dell’impegno di chi ha scelto di consegnarci un futuro migliore, come un libro aperto tutto da scrivere, senza mai dimenticarsi della premessa.