Kathrine Virginia Switzer amava correre, ma era una donna e nel 1967 nella grande e 'libera' America questo era un enorme impedimento almeno per il tipo di competizione a cui voleva partecipare. Nessuna donna fino ad allora era stata mai ammessa a correre alla Maratona di Boston e Kathrine riuscì a farlo solo in virtù di uno stratagemma: si iscrisse con le sole iniziali, K.V. Switzer, non specificando il sesso. Ottenne il pettorale numero 261 e iniziò la sua gara, ma quando gli organizzatori si accorsero dell’inganno, tentarono di estrometterla anche in maniera poco ortodossa.
In barba alle restrizioni, lei riuscì ugualmente a portare a termine la sua gara. Quel momento sapientemente immortalato è diventato il simbolo della lotta alla discriminazione femminile nello sport, di cui Kathrine è diventata una delle rappresentanti più autorevoli nell’atletica ed è l’immagine con cui si è aperto il convegno ‘Donne e sport, tra successi e discriminazioni’ tenutosi presso la Cappella Guinigi di Lucca.
Sport al femminile: cambiamenti e prospettive
Quanto è cambiato lo sport al femminile più di 50 anni dopo? Quanti chilometri devono ancora macinare le donne per essere equiparate ai colleghi uomini in diritti, opportunità, prospettive? Queste e altre sono state le tematiche affrontate durante un’interessante pomeriggio di riflessione in un evento inserito tra le attività contro le ‘Disparità di genere’ dell’Istituto Professionale ‘Giorgi’, questione molto cara alla referente, prof.ssa Maria Rosaria Murolo che, da anni, svolge un brillante lavoro in tale ambito.
Tra gli intervenuti Ilaria Bonuccelli, giornalista e moderatrice del dibattito, Alice Parisi, calciatrice della Fiorentina Women, Luisa Rizzitelli, presidente associazione nazionale atlete ‘Assist’, collegata via Skype, Immacolata Gentile, cestista di grande fama, nonché docente di Scienze Motorie presso l’Istituto Giorgi, Giulia Quintavalle, campionessa olimpica di judo, Sabina Di Marco, segretaria nazionale Nidil Cgil ed Alessandra Di Legge, specialista giuridico legale finanziario della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Tanti problemi irrisolti
Tanta la carne al fuoco, tante le argomentazioni portate avanti: le prospettive aperte dal recente mondiale di calcio femminile, in un momento in cui il calcio maschile in Italia aveva fallito la qualificazione, il divario stipendiale tra atleti maschi e femmine, la mancanza di contributi previdenziali.
E, ancora, la negazione del sacrosanto diritto alla maternità, la mancanza di assicurazioni nel dilettantismo, il vuoto legislativo e la necessità, una volta terminata l’attività agonistica, di reinventarsi, con non poca difficoltà.
L'importanza di continuare a lottare e sognare
Qualche conquista si è avuta da quel tentativo di allontanamento della Switzer, ma la strada verso la completa accettazione dell’universo femminile nello sport e non solo è ancora molto lunga e impervia da percorrere. Il segreto, molto probabilmente, è continuare a correre, proprio come fece Kathrine in quella giornata a Boston, oltre gli ostacoli della disuguaglianza, degli stereotipi e della chiusura mentale e tagliare il traguardo fiere e felici di mostrare i propri 'pettorali numero 261', dimostrando che non si possono ‘spezzare le gambe’ ai sogni perché i sogni, quelli veri, quelli grandi, hanno le ali.