Sarà per relativamente pochi, ma sarà memorabile. Con un gruppetto fidato di amici e collaboratori appassionati come lui, Christopher Nolan è riuscito a ristampare una copia di “2001: Odissea nello spazio” (1968). Non una ristampa qualsiasi: lo ha fatto su una pellicola da 70 millimetri. Come dire: il trionfo dell'analogico sul digitale.

"2001": a Cannes e nelle sale

Non solo: il regista di “Inception” è riuscito a convincere la Warner Bros. a rendere disponibile al pubblico questa nuova copia analogica del capolavoro kubrickiano. Ciò accadrà innanzitutto al prossimo festival di Cannes e poi anche in un certo numero di sale negli Stati Uniti.

Un amore nato da bambino

Siamo dunque di fronte non all'ultima mirabilia del 4K, ma alla magnificenza della ripresa analogica: si tratterà a tutti gli effetti, per chi avrà la fortuna di assistervi, di un'esperienza virtualmente identica a quella del Christopher Nolan bambino, che vide “2001” per la prima volta nel lontano 1977, a sette anni, in una sala di Londra e in compagnia del papà.

“Quando fai girare un rullo di '2001', tutti vogliono vederlo”, spiega Nolan con una risata a un giornalista del Los Angeles Times. Facile capire il perché. Ogni volta che sullo schermo appare la sagoma circolare della stazione spaziale 5, maestosamente coreografata sulle note dello straussiano 'Danubio blu', ti si mozza il respiro.

Per un appassionato di Cinema è come per un esperto d'arte trovarsi a tre centimetri dalla tela della Gioconda: non proprio un'esperienza mistica, ma quasi.

“Quella scena l'avrò vista almeno venti volte”, racconta Nolan, “e ogni volta che la stazione entra nell'inquadratura mi commuovo. Col 70 millimetri l'impatto emotivo è diretto: è come essere lì.” “2001” è ricomparso nella sua vita durante l'anno speso negli stabilimenti di Burbank a far sì che i colori della stampa in 70 millimetri del suo ultimo film “Dunkirk” non fossero traditi dalla versione 4K usata per l'uscita in Blu-ray.

Racconta Nolan: “Ned Price si offrì di mostrarmi alcuni rulli da una stampa che era stata fatta sulla base del negativo originale in 70 millimetri: erano strepitosi. Mi disse che nel 1999 la Warner aveva fatto degli interpositivi dal negativo originale, che era stato accuratamente riparato da Vince Roth, ma che non avevano soldi per il passo successivo: fare un internegativo e stampare nuove copie”.

Un interpositivo è un passo essenziale per arrivare dal negativo originale fino alla stampa finale. Ricorda ancora Nolan: “A quel punto sono andato dalla Warner e gli ho proposto di stampare nuove copie e di proiettarle in giro: là fuori c'è un'intera generazione affamata di analogico”. Tra l'altro la Warner poteva approfittare del fatto che si era già attrezzata al 70 millimetri per la realizzazione e la proiezione di “Dunkirk”.

Nolan sottolinea che il lavoro è stato fatto sulla base delle note originali di Stanley Kubrick e che quindi il risultato finale è quanto di più vicino possibile alla visione del film che aveva in testa il genio newyorkese.

Come l'occhio umano

Perché darsi tanta pena, si dirà?

Perché, spiega Nolan, “la pellicola è ancora la cosa più vicina a come l'occhio umano vede il mondo. A parte gli ultimi dieci anni, l'intera storia del cinema è stata fatta con un processo fotochimico e questo processo è capace di rendere conto esattamente della luce che è entrata o non entrata nella cinepresa al momento delle riprese...”.

“La cosa meravigliosa di '2001' – spiega infine il regista di “Memento” e “Interstellar” - è che sopporta molteplici visioni. Ogni volta lo apprezzi un po' di più. Probabilmente è questa la definizione di capolavoro”.