Salvo casi eccezionali e fortunati, nessuno riesce a sfuggire alle forche caudine che la vita appronta. Gli antichi Sanniti imposero ai Romani perdenti una cocente umiliazione. Anche oggi e in occasioni malsane si deve passare disarmati e sminuiti sotto il giogo dell’esistenza. Poi e per grande fortuna della maggior parte degli individui, l’evento è superato. Comunque, che la ‘prova’ trascorsa sia reale o solamente immaginata, poco importa: quello che conta alla fine, è ritornare al più presto alla propria normalità. E dimenticare l’ignominia subita.

Tuttavia, ci sono individui che non hanno alcuna possibilità di farlo; per il semplice fatto che una normalità essi non l’hanno mai avuta e non la potranno nemmeno conquistare. Proprio di questa tipologia di persone tratta il bel libro di Antonio Dikele Distefano. Si chiama “Non ho mai avuto la mia età” (Mondadori, pagine 216) e sarà pubblicato il 22 maggio 2018.

Un nome significativo

Non è particolarmente agevole imbastire un fil rouge narrativo sul tema del niente. Invece lo scrittore Distefano ci è riuscito benissimo. La sua attività legata alla storia del libro, è stata un’avventura vissuta intorno alla possibilità di dare al nulla, una giustificazione per essere ospitato nella pagina scritta.

Il nome del protagonista liberato nelle pieghe del romanzo è Zero; la denominazione non dà occasione al lettore di sbagliare sul valore accordato al personaggio.

Se qualcuno avesse anche il più piccolo dubbio sulle quotazioni del termine ‘Zero’, basterebbe ricordare le varie definizioni che, pur logorate dall’uso quotidiano, ne conservano la pregnanza deprimente: “Valere uno zero”, “Essere uno zero”, “Zero spaccato”, etc.

Certo, qualche tentativo in senso contrario esiste. Ad esempio, qualcuno come Victor Hugo, affermava che “Non c’è il nulla. Zero non esiste. Ogni cosa è qualche cosa. Niente non è niente”. Ma non è il caso di questa storia.

Il ragazzo che non ha nulla

Insomma, lo Zero di Antonio Dikele Distefano è proprio un individuo che non possiede niente: Zero non ha madre, non ha cittadinanza, non ha soldi, non ha futuro.

E non si dimentichi il titolo ampiamente programmatico, con il quale l’autore ha voluto stigmatizzare questo suo lavoro scritto trattando della fragilità umana: “Non ho mai avuto la mia età”. In giro per i sentieri della letteratura, fra le innumerevoli opere scritte dai diversi autori, è possibile imbattersi in narrazioni stese sotto l’ombra della sottrazione e del pauperismo; tuttavia è raro scorgerne qualcuna dove gli occhi del protagonista, in un mondo fatto di niente, non sappiano dove posarsi.