La Mostra Internazionale di Arte Cinematografica, al Lido di Venezia dal 29 agosto all'8 settembre 2018, dimostra un accattivante temperamento "slow" che la sospinge, però, in avanti verso la stabilizzazione degli architravi del mondo cinematografico, sorretti dalle idee e dal talento ma anche dal business e dalla distribuzione dei films. I 75 anni della portentosa kermesse agevolano l'osservazione del passato tramite l'avvolgimento in retrospettive che, nei titoli selezionati del concorso, si legano al film di genere: commedia, storico, musicale, western e cry movies.

Durante la conferenza stampa di presentazione della Mostra, avvenuta a Roma il 25 luglio al Cinema Moderno, il Direttore Alberto Barbera ha affermato che "per ritrovare il contatto con il pubblico che si è andato allontanando, si passa attraverso codici condivisi". Ciò implica che il grande cinema ritrova modelli, gusti e tendenze archetipici del linguaggio filmico, ma attinge ad essi per dilatare il presente apportando una nuova lente d'ingrandimento. "Questa è la fase di transizione che il cinema sta vivendo - ha aggiunto Barbera - e questa è la fiducia nella capacità del grande schermo d'interpretare i temi più difficili". Un dato importante: un concorrente riconosciuto della distribuzione tradizionale nelle sale, Netflix, che è uno dei maggiori propulsori della fruizione di films in rete, è fra i produttori delle opere in concorso.

Si smorzano le contrapposizioni e aumentano le sinergie. Altra caratteristica di Venezia 75: la lunghezza dei films la cui durata supera spesso le due ore e mezza e sfiora talvolta le tre ore.

Il Manifesto senza tempo, la Donna di Mattotti

E' l'illustratore di fumetti, Lorenzo Mattotti, l'autore del nuovo manifesto ufficiale della 75^ Mostra di Venezia.

"Penso che il manifesto debba avere qualcosa di intrigante, che attira l'occhio, il pensiero, ma senza svelare troppo - ha precisato il disegnatore - e dopo varie prove è venuta fuori questa idea di ragazza, di un personaggio femminile dal viso molto grafico, non realistico, che guarda con un'espressione abbastanza seria attraverso un obiettivo al cui posto c'è la Terra per simboleggiare lo sguardo su di noi".

Uno sguardo globale e sincronico che include la riflessione della Biennale su se stessa. Il Presidente Paolo Baratta ha spiegato che si dovrebbe riannodare esattamente il filo del tempo anche nella attribuzione degli anni della Mostra che dalla prima edizione del 1932 fino ad oggi sono 87 e non 75. "Ne mancano 12 - ha puntualizzato Baratta - e la dispersione della ricostruzione storica è dovuta al fatto che inizialmente si riteneva che l'evento dovesse essere biennale e fu riproposto nel 1934, alla deflagrazione del secondo conflitto mondiale, alla circostanza che, in alcuni anni, come il 1973 ed il 1978, non ci fu. Enigmatico resta il 1946, l'anno in cui a Venezia arrivò "Paisà" di Roberto Rossellini e "L'uomo del Sud" di Jean Renoir, ma non conteggiato forse perchè la Mostra era stata denominata "Manifestazione Cinematografica".

Da Cannes, inoltre, sempre nel '46, era stato annunciato che il Festival sarebbe stato organizzato a settembre in concorrenza con Venezia, ma ci furono contatti con il nostro Ministero degli Esteri ed una missione in Francia per sventare la decisione e concludere l'accordo storico che collocava la Mostra di Venezia a settembre e il Festival di Cannes in primavera". Su questo e su moltissimi altri aspetti dell'analisi storica intraprenderanno delle ricerche i giovani laureati under 30 selezionati in base al Bando nazionale della Biennale "Scrivere in Residenza" che è una delle novità del 2018.

Una carrellata sui films in concorso

Il film di apertura dei titoli in concorso è "First Man" di Damien Chazelle, premio Oscar 2017 con "La La Land".

In quest'ultimo lavoro del regista e sceneggiatore statunitense, però, le atmosfere sono meno romantiche e ad essere narrata è l'epica dello sbarco sulla luna di Neil Armstrong nel 1969. Seguono "The Mountain" di Rick Alverson e "Doubles Vies" di Olivier Assayas con Juliette Binoche sul cambiamento delle nostre vite nell'epoca digitale. Due sono i Western: "The Sisters Brothers" di Jacques Audiard e "The Ballad of Buster Scruggs" di Ethan e Joel Coen (quest'ultimo film in 6 episodi prodotto da Netflix). "Vox Lux" di Brady Corbet con Natalie Portman è la storia di una ragazza della provincia americana che diventa una pop star. Il film italiano è "Suspiria", il remake di Luca Guadagnino con Dakota Jhonson e Tilda Swinton e italo-francese è "Capri Revolution" di Mario Martone, il regista del riuscitissimo e premiato ritratto leopardiano "Il giovane favoloso", mentre una produzione Italia-Francia- Usa è "What you gonna do when the world's on fire?" di Roberto Minervini, film sul razzismo.

Fa parte della rete Netflix "Roma" del messicano Alfonso Cuaron che avrà una limitata distribuzione nelle sale, mentre "22 July" di Paul Greengrass s'incentra sulla terribile vicenda dell'attentato avvenuto nel 2011 per mano di un fanatico neonazista in un campus universitario in Norvegia. "Werk Ohne Autor" di Florian Henckel contiene una grande riflessione sulla dittatura nazista e "The Nightngale" di Jennifer Kent è ambientato nel 1825 in Australia e racconta le tinte cupe di una vendetta. "The Favourite" di Yorgos Lanthimos con Emma Stone è la storia di Anna di Inghilterra e "Peterloo" di Mike Leigh si riferisce ad un episodio rimosso della storia inglese, un moto politico popolare represso nel sangue nel 1819 a Manchester.

L'unghesere "Napszallta" di Laszlo Nemes focalizza la sua osservazione sulla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale e "Freres Ennemis" di David Oelhoffen presenta tre amici dei quali uno diventa poliziotto e gli altri due criminali. "At Eternity's Gate" di Julian Schnabel cerca di spiegare l'origine della creatività nella mente di un uomo come Vincent Van Gogh. "Acusada" di Gonzalo Tobal è un film tesissimo su un processo ispirato a fatti reali. Infine il giapponese "Zan" di Shinya Tsukamoto delinea un Samurai che ha scoperto di poter uccidere e "Nuestro Tiempo" di Carlos Reygadas è ambientato in una "fazenda" ed anima il tentativo sentimentale di formare una coppia aperta.

Le altre sezioni della Mostra

La Mostra si compone, inoltre, della Sezione "Orizzonti", che comprende 18 film sulle tendenze estetiche ed espressive del Cinema mondiale e che include i cortometraggi; "Sconfini", non competitiva e senza vincoli di genere, durata, destinazione composta da 10 titoli; "Venezia Classici", che ospita in prima mondiale una selezione dei migliori films restaurati da cineteche e istituzioni culturali; "Fuori Concorso", che propone un massimo di 18 titoli che si sono distinti o per aver partecipato a precedenti edizioni della Mostra o per la loro particolare originalità espressiva e narrativa; "Venice Virtual Reality", che presenta, in concorso e fuori concorso, opere in VR (tecnologie Samsung Gear, Google Cardboard, HTC vive, Oculus, Sony Playstation, dispositivi tattili, Ar.

Mr). "Biennale College" è, invece, l'iniziativa che sostiene i nuovi talenti offrendo l'opportunità di lavorare a fianco dei maestri per la realizzazione di lungometraggi a micro-budget. Biennale College e Cinema Virtual Reality sono correlati coinvolgendo tutti i settori della Biennale. Ciò che c'è di "vecchio" si integra con il "nuovo" mentre il sorriso della splendida Vanessa Redgrave alla quale è stato assegnato il "Leone D'Oro" alla Carriera esprime la luce di un tempo indefinibile e Guillermo Del Toro, regista de "La Forma dell'Acqua", film vincitore a Venezia 74 e due volte premio Oscar, presiederà i lavori della Giuria.