Quando l’Italia, come Stato esteso dalle Alpi agli ultimi porti della Sicilia, era solo un’utopia sognata da alcuni intellettuali e da uomini d’azione – uno su tutti, Giuseppe Garibaldi – il "popolino" non pensava probabilmente all’evento dell'Unità con la stessa intensità di quei nomi che riempiono i sussidiari scolastici. D’altra parte, l’uomo della strada aveva, in quei frangenti, da tenere dietro a cose più urgenti: combinare il pranzo con la cena; vestirsi al meglio che gli riuscisse; etc. Sicuramente, il destino era più magnanimo con gli abbienti.
Ma, quest’ultima affermazione, nella nuova fatica letteraria della romanziera Benedetta Cibrario, nasconde o perlomeno non risolve tutta la complessità del tema. Nel suo imminente libro, “Il rumore del mondo” (Mondadori, pag. 756) che uscirà martedì 2 ottobre 2018, si fa il punto (anche) di quella situazione storica.
Un matrimonio londinese
In quella stagione temporale che scorre nelle pagine del romanzo alcuni italiani, al pari di altri viaggiatori di nazionalità diversa, si recavano – ovviamente, molto meno di adesso – per i più disparati motivi, fuori dalla loro terra di origine. Nel ragguardevole racconto della scrittrice fiorentina, uno dei posti cardini presenti nel suo plot narrativo, è la popolare Londra.
È qui che Prospero Carlo Carando di Vignon, è di stanza. L'uomo è un ufficiale piemontese. Quindi e verosimilmente, è uno dei fautori che incoraggeranno una penisola spezzettata e debole come l’Italia di allora, a divenire una terra sola. Sotto un’unica bandiera e un’unica lingua. Ed è sul suolo londinese e all’ombra dei rintocchi dell’appena nato Big Ben, che contrae matrimonio.
Lei è figlia di un agiato mercante che fa giungere da mari lontani la seta. Il nome della sposa è Anne Bacon.
La famiglia Vignon
Per quanto i presupposti per vivere un’esistenza qualitativamente migliore di quella che, va da se, potesse sperimentare qualsiasi famiglia di ordinaria estrazione, Benedetta Cibrario informa il lettore di vicende che si accaniscono contro l’equilibrio di questo nucleo familiare, solo apparentemente fortunato.
Infatti, Anne si ammala di vaiolo. Inoltre e forse psicologicamente più disastrosa – quando la coppia si trasferisce a Torino – la convivenza con Prospero Carlo si dimostra fallimentare: un inferno domestico, dove la vita coniugale brucia. A soccorrere la provata Anne, per fortuna, arriva una figura maschile che pure è parte importante della casata Vignon: il suocero. È quest’ultimo che con le sue attenzioni e la sua saggezza, riesce a dare alla ragazza un equilibrio.