L’ultimo rapporto McKinsey – una ricerca sul futuro dell’homo faber impegnato con la propria attività lavorativa – ha reso noto che quasi la metà delle occupazioni, circa il 49%, seguite dalle persone fisiche potranno essere automatizzate. Insomma, l’innocente e ormai famigliare e-mail che viene usata, giustamente, con perfetta nonchalance da tutti, potrebbe funzionare in maniera ingrata nei confronti dei postini; robot ‘di poche parole’ avrebbero la meglio sugli operai; i telefonisti dei call center sarebbero soppiantati dalle app e dai siti web .

Un paesaggio lavorativo decisamente preoccupante e grigio. E proprio in questo contesto che Michel Bussi ha collocato il suo nuovo libro giallo.

Un thriller contro lo spettro della fame

“La doppia madre” (Edizioni E/O, pag. 368) è un libro che sarà pubblicato il 30 ottobre 2018. L’autore dell’opera, che ha all’attivo numerosi romanzi gialli molto letti nel mondo e soprattutto in Francia, deve aver riflettuto molto sul binomio macchine/uomini. Sicuramente, i risultati sono artisticamente entusiasmanti. Infatti, lo scrittore è riuscito a creare una perfetta architettura per sostenere senza cedimenti la storia che, di pagina in pagina, avvince il lettore. Il plot narrativo parte da una semplice quanto centrale domanda: come risolvere i problemi dell’esistenza degli individui, in un mondo che immette robot e crea disoccupazione?

La risposta

Il quesito, trattandosi di un romanziere esperto in letteratura gialla, non poteva avere riscontro lontano dalla sfera degli intrighi da risolvere. Se la società è scarsamente pregna di soluzioni, bene, lo sbocco per avere una possibilità per il proprio futuro, l’individuo deve inventarselo da solo: in estrema sintesi, è questo il concetto intorno al quale ruota la soluzione data da Michel Bussi.

Più precisamente, l’ambiente nel quale trovano spazio i protagonisti del libro, è quello di un porto: quello di Le Havre. È qui, nelle difficili condizioni di vita dei portuali che iniziano a rendersi conto di essere in parte già sostituiti da macchine, che le nuove generazioni iniziano a combattere contro lo spettro della fame, la disoccupazione.

Ed è qui, tra piramidi di container, tra moli giganti ed estesi, tra le gru rumorose e i piroscafi attraccati che quattro amici d’infanzia decidono di trovare una risposta ai loro problemi. La risposta definitiva, per loro, significa affidarsi alle mani di un balordo di professione. I ragazzi si fidano ciecamente e si preparano a una avventura che farà, nelle loro aspettative, molto rumore. Pensano che, da adulti la ricorderanno come la più grande peripezia che sia mai loro capitata: la rapina del secolo. L’impresa riesce, ma non c’è bottino. E se non c’è bottino, i quattro non hanno risolto molto. Il caso è affidato al comandante Marianne Augresse, quarantenne funzionaria di polizia.