Visitare l'antologica dedicata a Carlo Carrà non sembra ma è commovente e osservare le sue opere è un'operazione ricca di sorprese perchè è stato lui a fondare il futurismo insieme a Marinetti ed è stato lui, con la sua inventiva, a cimentarsi nei tanti stili che sono sbocciati prima e successivamente (divisionismo, cubismo, Novecento Italiano, e metafisica).

Era nato a Guargnento, comune piemontese, Carrà, e sin da giovane aveva nutrito amore per la pittura, tanto che a diciannove anni si recò a Parigi per l'esposizione Universale del 1900 e lì rimase meravigliato davanti alla pittura di Delacroiz,Renoir,Gauguin.

Poi però non pago si recò a Londra e anche lì rimase abbagliato dall'incanto della pittura di Turner.

La monografica ci offre una carrellata di 130 opere prestate da collezionisti privati e da musei pubblici, insieme a foto d'epoca che testimoniano il fervente attivismo dei primi anni.

Caratteri della mostra di Carlo Carrà

L'andamento della mostra è dunque biografico e lo spettatore oltre alle foto che lo immortalano in quell'aprile del 1910 quando scrisse il Manifesto del Futurismo, può ammirare le opere nate con la tecnica del collage ( un suo quadro proviene niente meno dal Museo Puskin di Mosca) Composizione del 1915, quelle nate nello spirito futurista di 'parole in libertà' e può poi ancora godere dei paesaggi e delle marine del periodo 'Novecento Italiano'.Nel futurismo rimase per 6 anni, dal 1910 al 1915 e durante tale periodo l'artista produsse opere come 'I funerali dell'anarchico Galli(1910-1911) e La Galleria di Milano ( 1912)

Andava a trascorrere le sue vacanze estive in Versilia e fu questa terra ad ispirare quadri come Cinqualino del 1935,( appartenente alla Fondazione degli Studi sulla Storia dell'Arte di Roberto Longhi) quando ancora la Versilia conservava i caratteri di un luogo selvaggio e solo pochi e vecchi capanni erano diffusi sulla spiaggia.

Ma accanto al Carrà di Novecento con i suoi nudi e le sue bagnati ecco poi comparire il pittore che assorbe le suggestioni della pittura di De Chirico, come la 'Musa Metafisica del 1917, o 'Il Gentiluomo ubriaco' del 1916 per arrivare solo alla fine ai sereni quadri di natura.

E' stata promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre e curata da Maria Cristina Bandera e l'evento susciterà una partecipazione intensa se non altro per la ricchezza di rimandi storici di cui è colma La mostra rimarrà aperta sino al 3 febbraio 2019 e ripercorrerla significa riattraversare la storia di un secolo e mezzo con tutte le sue contraddizioni.