È la perdita, il tema che riempie le pagine di questo nuovo romanzo, pronto negli store da pochi giorni. "Perdita" è un termine già di per se pregnante. È facile trovare delle associazioni con parole o frasi, che sembrano quasi propriamente forgiate per accompagnarne il concetto: rovina; disponibilità di qualcosa venuta meno; danno; etc. Sicuramente e per completezza di dissertazione, per i più concreti, è perdita anche un progetto dove l’investimento economico superi sventuratamente il rientro. Ma, quest’ultimo caso, è decisamente lontano dagli intenti della romanziera Michela Marzano.
Infatti, la sua ultima fatica dal titolo lapidario, “Idda” (Einaudi, pag. 235) pubblicato il 22 gennaio 2019, ha come fil rouge sotterraneo l’astrazione di perdita poiché mancanza.
Quando la vita sbiadisce
Si è parlato di mancanza perché le persone sono fatte in maniera olistica: la sommatoria di tutte certe qualità distinguono l’individuo. Ma quando il tempo aggredisce la vita, quando ieri non è più contemplato nel passato prossimo ma in quello lontanissimo e remoto di una mitica età dell’oro divenuta di vile metallo, che ne è di chi subisce questo ammanco di frammenti della propria storia? La Marzano è stata magistrale nello scegliere un tema così delicato; e ha cercato di dare e raccontare l’epopea di alcune figure con levità di scrittura.
La sintesi è particolarmente struggente: quando i pezzi di esistenza si perdono nel fiume periglioso della vita, pure tra i flutti della poca storia individuale che traspare nella ricerca, ci si rende conto che comunque, l’amore sopravvive all’oblio che nasconde tutto fra le macerie.
Trama del libro
I personaggi principali sono due donne, Alessandra e Annie.
Hanno un rapporto di frequentazione che passa da Pierre, figlio di Annie e compagno dell’altra figura cardine della storia presentata dalla scrittrice. Alessandra è partita dalla Puglia per andare a esercitare la professione di biologa a Parigi. La sua non è solo una sortita professionale, un’occasione di lavoro: dietro, nella propria terra natia, si lascia una scia di drammaticità legata a vicende famigliari.
È quindi, anche una fuga da una situazione che non riesce a maneggiare. La malattia della suocera, tuttavia – la madre del compagno è ricoverata per una patologia di tipo cognitivo – le da l’occasione di rimettere in discussione la sua stessa avventura umana. In questa nuova situazione, le due donne instaurano un particolare rapporto di vicinanza che sortirà – soprattutto per la più giovane – una visione dell’esistenza che deve confidare in una speranza costruita giorno dopo giorno. Alessandra si scopre, in questa nuova chance che le offre l'occasione di assistente, di nuovo figlia; ma rinata e pronta ad essere adulta al cento per cento.