Autrice prolifica, Silvestra Sorbera torna con il suo nuovo libro, un giallo dal titolo "Castelli di sabbia". A novembre del 2018 ha pubblicato il romanzo rosa "Numeri, Amore & Guai", dove i protagonisti, dopo rocambolesche avventure, regalano al lettore un lieto fine. A gennaio del 2019, invece, è approdata in libreria con la collega Mariantonietta Barbara (con cui aveva già scritto "Amiche per caso") con "10 ragazzi per me", in cui la protagonista, la siciliana Mina, si trasferisce a Torino per lavoro quando, insieme ad alcune amiche, inizia a fare la conoscenza di alcuni uomini che potrebbero piacere alla madre e alla sorella.

Adesso è il turno di un giallo, il terzo della serie "Il Commissario Livia". Questa volta la poliziotta di Porto Scogliera, località immaginaria del sud della Sicilia, avrà a che fare con un omicidio e dei furti. Dopo "I fiori rubati" in cui la protagonista ha dovuto indagare sulla scomparsa di due bambine, in questo libro l'autrice ha deciso di cambiare completamente soggetto.

Intervista a Silvestra Sorbera

Silvestra, cosa ci racconti di questa nuova Livia?

Livia adesso è più matura, cerca di andare avanti dopo l'abbandono di Lorenzo e la perdita del bambino ma, come sempre, riesce a stento a tenere insieme i pezzi della sua vita.

Livia è una donna vera, con famiglia, amori, lavoro. Come mai?

È vero, ho cercato di raccontare una persona normale.

Quindi anche lei, come tutti noi, fa i salti mortali per conciliare la sua vita professionale con quella privata, la famiglia, gli affetti, il tempo libero. È un'equilibrista ma non sempre riesce a tenere tutto sotto controllo.

A proposito di vita privata: adesso arriva Gabriele Gangi?

È il nuovo medico legale. Ha sostituito il dottor Biraghi della prima indagine, lui è abruzzese, giovane e bello, con i capelli scuri e gli occhi verdi.

Fa subito colpo sulla madre di Livia.

E su Livia?

Ci vuole un po': la mia protagonista non si lascia andare facilmente.

Pensiamo alla storia. Questa volta muore un uomo, un ragazzo: perché di colore?

Oggi, ma anche ieri se dobbiamo dirla tutta, le persone con un colore di pelle diverso dal nostro sono i portatori di tutti i mali.

Se un reato lo compie un ragazzo algerino ha un peso, se lo compie un ragazzo inglese il peso è diverso ma il reato è lo stesso. Non parlo ovviamente di sconti di pena o leggi in senso stretto, è un sentire comune che porta alcune persone a crocifiggere certe tipologie di persone.

In realtà il romanzo gioca molto sulle apparenze?

Tutti noi abbiamo degli scheletri nell'armadio. Tutti noi vogliamo apparire "più belli" di quello che siamo realmente, e per farlo mentiamo, abbiamo paura, cerchiamo di abbellire la realtà. Gabriele, il medico legale, lo spiega bene mentre conversa con Livia.

Appuntamento al prossimo romanzo.