Il romanziere Giulio Massobrio contribuisce alle pubblicazioni estive con “Il maestro del silenzio” (Rizzoli, pag. 300) uscito oggi, 9 luglio 2019. Per questo bel thriller di spionaggio, è prevedibile il successo ottenuto dagli altri Libri precedentemente pubblicati da questo autore nato ad Alessandria. Fra le sue opere ci sono “A occhi chiusi” (2011); “L’eredità dei santi” (2013); “Autobus bianchi” (2016). Massobrio non sempre è scrittore solitario, infatti insieme a Marco Gioannini è coautore di alcune pregevoli pubblicazioni di marca storico-politica come “Marengo.

La battaglia che creò il mito di Napoleone” (2000), oppure “Custoza 1866. La via italiana alla sconfitta” (2003). L’ultima, per il momento, collaborazione con Marco è “Bombardate l’Italia. Storia della guerra di distruzione aerea 1940-1945” (2007).

Trama del thriller

Sull’Europa intera è calata una cappa di tensione e paura. Il fatto è che, in una città italiana, è stato organizzato un incontro di estrema importanza per la sicurezza e per gli scambi economico-culturali internazionali. E girano notizie non favorevoli intorno all’evento. Si sa, il miglior strumento per avanzare le proprie proposte passa attraverso un concetto abbastanza ampio per poter accogliere le istanze di tutti: la diplomazia.

L’aggressione o la belluinità – anche solo verbale – non portano lontano. Prima o poi i dissidi avranno la meglio contro la forzata costrizione che proviene da chi esercita la tirannia. Ma, come spesso succede nella storia, agli attentatori sfugge questa riflessione. Pensano di avere sempre qualcosa di nuovo da usare contro la civiltà.

Cosa è possibile fare in questi casi? L’autore di “Il maestro del silenzio” ha la risposta pronta: fa entrare in azione l’unità zero dei servizi italiani. Essa è formata da figure che non sono meno coriacee di quelle nemiche.

Il binomio viaggi e romanzi

Il luogo che ospita l’azione mirabilmente approntata dalla scrittura tersa e magistrale dell’autore è Genova.

Qui, in questa città balzata a occupare la cronaca con i fatti del tristemente famoso ponte Morandi, la storia narrata prevede un incontro di nazioni – con il nome di Conferenza internazionale del Mediterraneo. E un, purtroppo, conseguente attentato. Comunque, un attentato nella città che ha visto come proprio cittadino Cristoforo Colombo, deve aver pensato il romanziere, non può contentarsi di quinte scenografiche appena accennate. Quindi, come avesse voluto fotografare i luoghi genovesi per caratterizzare al meglio la vicenda presentata, ecco proposta al lettore una teoria di posti urbani che danno ulteriore spessore a una trama già appassionante. Fra i luoghi che sicuramente possono incuriosire chi non li conosce, vi sono i ‘caruggi’ genovesi.

Essi – sono delle vie molto anguste, il termine discende probabilmente dal francese ‘charriage’ o dall’arabo ‘kharuj’ – nella narrazione si popolano pertanto di ombre che per ragioni di illegalità, non apprezzano il suolo ligure, anzi corrono via furtive e rasentando i suoi muri. È veramente ammirevole il fatto che la letteratura porti a conoscere anche realtà strutturali di difficile incontro. Insomma, anche con un thriller è possibile viaggiare e conoscere.