Per gli appassionati di noir e thriller ad alta tensione sarà disponibile, dal 29 agosto, il nuovo libro di Adrian McKinty, The Chain (Longanesi, pag. 352). L'autore irlandese appartiene a quel gruppo di letterati che, prima di approdare definitivamente nel mondo della narrativa, è stato impegnato con professioni diverse. La sua produzione letteraria è abbastanza ragguardevole. Fra le sue pubblicazioni si ricordano – il suo esordio avviene nel 1998 con Orange Rhymes With Everything – alcune serie come la trilogia Michael Forsythe (che contempla lo straordinario romanzo Ballata irlandese), la trilogia The Lighthouse e la serie Sean Duffy, che prevede un romanzo anch'esso pubblicato quest'anno, ovvero The Detective Up Late.

È stato premiato con alcuni riconoscimenti prestigiosi come il Ned Kelly Awards che, nel 2014, lo ha visto vincitore con il libro In The Morning I'll Be Gone e, nel 2017, con il romanzo Police at the Station and They Don't Look Friendly.

Trama del libro

McKinty ha veramente talento per le crime fiction. Questa volta si è ispirato alle leggende urbane. È difficile che qualcuno non abbia sentito parlare di catene, come le banali e popolari catene di San Antonio, dove chi riceve un messaggio dovrebbe inoltrarlo ad altri e così via. Chi ha tempo e voglia di giocare magari dà corda a queste situazioni; altri, più prosaicamente, sono presi dalla concretezza. Ma nella storia raccontata dallo scrittore irlandese, non c’è possibilità di scegliere fra i due atteggiamenti.

La protagonista, Rachel Kleine, è preda di una catena spietata e particolare: una voce al telefono le ha detto di aver rapito sua figlia, la piccola Kylie. Non è questione di riscatto. Rachel capisce che sua figlia – imbavagliata e legata nella macchina della rapitrice – avrà la possibilità di salvarsi solo se la madre, a sua volta, rapirà un’altra ragazzina.

La copertina di The Chain

Le copertine dei Libri appartengono a un mondo abbastanza divisivo . Si possono ricordare figure eccellenti che del tema danno un giudizio decisamente tranchant, perentorio e senza pentimenti. Uno fra tutti potrebbe essere il grande Salinger: per il suo Giovane Holden voleva una copertina interamente bianca.

Il discorso sotteso era che una narrazione deve o non deve il suo valore unicamente al contenuto. Tuttavia, specialmente in ambito marketing, oggi è accettato il concetto che un libro, posto in mezzo a tanti altri su scaffali affollati, debba essere riconoscibile. Pertanto è indubbio che la prima parte di un romanzo a cadere sotto lo sguardo del lettore è la copertina. E quella di The Chain è veramente riconoscibile. Infatti presenta i tipici colori rosso e nero delle pubblicazioni (anche dei poster cinematografici) noir. Tutto è mostrato in paratassi, nessun indietreggiamento: nemmeno di quella che potrebbe essere l’unica testimone della tridimensionalità, l’altalena che – come in tanti film horror – dondola sinistramente.